UN FILM SUL VINO

Nel 2004 usciva Mondovino, un documentario diretto da Jonathan Nossiter sugli effetti della globalizzazione nel mondo del vino.

Il documentario ha riscosso un enorme successo, soprattutto per gli interessati del settore enologico.

Per la prima volta una voce che criticava gli effetti della globalizzazione nel mercato vitivinicolo riusciva a far sentire la propria voce a un settore molto più ampio di quanto si fosse fatto prima.

Per carità, voci che criticavano il così detto gusto internazionale già c’erano state da decenni prima, ma l’impatto che diede questo documentario mostrando in prima persona i personaggi e le loro idee su cos’è il vino, ha certamente avuto una maggiore forza rispetto alcune riviste specializzate.

Il critico Robert Parker e l’enologo Michel Rolland sono i due personaggi chiave, colpevoli secondo alcuni di aver imposto sul mercato il loro stile, che vede vini fortemente impenetrabili, molto morbidi, con tanta polpa, naso esuberante, ma soprattutto fortemente barricati.

L’uso eccessivo di barriques nuove è la chiave di volta per avere un vino parkerizzato, come hanno coniato i critici di Robert Parker. Non importa dove è prodotto, Cina, Italia, Cile o India che sia, basta fare lunghe macerazioni sulle bucce per avere il maggio estratto possibile che darà grande quantitativo di materia colorante e affinare il vino in barriques nuove di quercia giovane ben tostate che daranno al vino quelle sensazioni dolci definite dai degustatori come note vanigliate. Questa tipologia di vino che spesso si pensa erroneamente diffuso solo nel Nuovo Mondo, è molto diffusa pure da noi, soprattutto in Toscana, ma anche in Sicilia, cambiando completamente l’enologia mondiale.

Il problema non è se la vite è coltivata anche nel nuovo mondo, ma come viene coltivata. Tranne rari casi, sono vini d’impronta internazionale da uva merlot, particolarmente morbidi e vanigliati. La mancanza di una tradizione vitivinicola, fa sì che il concetto di terroir, che caratterizza la tradizione vitivinicola europea, in particolare quella francese, sia totalmente sconosciuto. Sebbene il produttori europei sono particolarmente preoccupati per la concorrenza, visto che una stessa tipologia di vino costa dieci volte meno in India che in Europa, non si può esorcizzare l’avversario del Nuovo Mondo dicendo che lì manca il terroir. Il terroir esiste anche lì, solo che sono in pochi i produttori del Nuovo Mondo che si dedicano alla ricerca dell’impronta del terroir. Agli altri, anche a molti produttori europei, basta fare un vino internazionale, meglio se prodotto da un enologo di fama internazionale.

Se si è d’accordo o meno con l’inchiesta poco importa. Il documentario di per sé è utile perché dà una visione del mondo del vino che forse non tutti conoscono e che sarebbe da tenere presente quando si degusta un vino.

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