TUTELARE LA SALUTE DEI CITTADINI NON CON SERVIZI DI FACCIATA

Da qualche tempo la SEUS (118), sta contestando una serie di addebiti disciplinari, con richiesta di risarcimento dei danni arrecati alle ambulanze, a carico dei dipendenti autisti-soccorritori.

È bene far rilevare che in materia le organizzazioni sindacali avevano chiesto in più occasioni alla SEUS la sospensione di dette procedure fino alla definizione di un protocollo regionale senza ottenere alcun positivo riscontro dalla Direzione Generale dell’Azienda, che anzi ha accentuato questa azione  persecutoria nei confronti dei lavoratori.

Infatti ai dipendenti è richiesto dall’Azienda di pagare i danni arrecati ai mezzi condotti senza tenere nel debito conto il fatto che la causa di detti danni è spesso dovuta allo stato di vetustà delle ambulanze, che si riflette sia sulla sicurezza dei lavoratori sia sulla qualità del servizio reso ai cittadini.

Altra criticità che la gestione attuale non riesce a risolvere, è quella della consegna delle nuove divise e dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Infatti quelli in uso penosamente risalgono al 2006, ai tempi remoti della SISE. Divise logore, spesso bucate e strappate, nonché provviste di bande catarifrangenti usurate e poco luminescenti che mettono a serio rischio l’incolumità dei dipendenti durante le fasi del soccorso, peraltro con il pericolo di possibili contagi con materiale organico infetto.

Queste sono solo alcune delle deficienze di cui si lamentano i dipendenti, che sono costretti peraltro a subire sulla propria pelle la carente gestione centrale e periferica delle risorse umane e dei mezzi, aggravata dall’assenza di programmazione gestionale e di risoluzione delle criticità evidenti del sistema.

Non mancano, infatti,  continui ed illogici spostamenti del personale da una postazione all’altra, che incidono peraltro sulla serenità dei lavoratori, unitamente alla mancata attuazione della graduatoria regionale di assegnazione definitiva della sede, che non consente di svolgere l’attività con piena conoscenza del territorio in cui si opera.            

Detta incapacità gestionale determina una grave disorganizzazione nel servizio di soccorso, che mette a repentaglio la sicurezza tanto dei lavoratori, che dei cittadini.

Altra problematica in essere, che sta creando malumore tra i dipendenti, è l’avvenuta trasformazione, per decisione della Regione, della postazione CMR di Ragusa (Centro Medico di Rianimazione dotato di 4 unità: medico rianimatore, infermiere e 2 autisti soccorritori per turno) in MSA, (Mezzo di Soccorso Avanzato con assegnate solo 3 unità), con il venir meno quindi di un autista-soccorritore per turno e conseguenti ripercussioni sulla adeguatezza del soccorso, cui si sarebbe potuto invece ovviare impiegando l’auto medica MSA, medicalizzando così, di volta in volta, le ambulanze dotate di 2 autisti soccorritori per turno. 

E’ inaccettabile che il servizio di emergenza-urgenza, che è di primaria importanza per garantire la salute dei cittadini e che peraltro incide sensibilmente sulle tasche dei contribuenti, possa essere gestito con approssimazione.

La salute dei cittadini deve essere tutelata realmente e non con un servizio che sia solo di facciata.

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