TAMARA SESSA CI SPIEGA COS’E’ IL REBIRTHING

Il Rebirthing si è sviluppato a metà degli anni Settanta negli Stati Uniti grazie a Leonard Orr,  un ricercatore statunitense di discipline olistiche, nato e cresciuto a Walton, New York, che “riscopre”, negli anni ’60, una antica forma di respirazione proveniente dalle tecniche del Pranayama, volgarmente definito lo “Yoga del respiro”.

 Da circa una trentina d’anni si è poi diffuso in molti paesi dell’occidente, come un metodo di crescita personale basato sull’utilizzo del respiro.

Come tutte le discipline e i campi d’indagine, anche quello del Rebirthing, ha seguito svariate evoluzioni e sviluppi, tra questi spicca, sicuramente, quello di una studiosa ragusana, la dottoressa Tamara Sessa, fisioterapista dal ’94 e che, dal ’95 si occupa di Metamedicina e Rebirthing.

 Tamara Sessa opera in questo campo da moltissimo tempo e i suoi 20 anni di esperienze umane l’hanno condotta alla messa in pratica di un metodo personalissimo e innovativo. Tutto è accuratamente spiegato nel sito www.rinascitainteriore.it

 

Iniziamo da principio. Dottoressa Sessa, cos’è il Rebirthing, per chi non lo conosce?

“Il Rebirthing fa parte di un contesto più ampio che è quello della Metamedicina, cioè di tutto ciò che va al di là della medicina tradizionale. Sarebbe riduttiva una definizione tale di Metamedicina, ma servirebbe un’altra intervista! Può essere interessante il libro “Ogni sintomo è un messaggio” di Claudia Rainville. Il lavoro della Metamedicina è incentrato sulla ricerca del fattore responsabile dei disturbi. E’ assodato infatti che non vi è alcuna manifestazione priva di cause, che ogni causa produce effetti che a loro volta generano nuove cause e ancora più numerosi effetti. Occorre dunque riconoscere e accettare che i nostri pensieri, i nostri sentimenti e i nostri comportamenti hanno creato le situazioni felici o infelici nelle quali ci troviamo. Ogni pensiero ha infatti una sua frequenza vibrazionale e quando ci ammaliamo non è per disgrazia o per caso, ma è la risultante di pensieri spesso ‘inconsci’ che abbiamo nutrito per anni. Il corpo esprime tutto ciò che sta a livello personale, emozionale, relazionale.”

Ciò che rende differente la respirazione del Rebirthing da altre pratiche o metodi, come ad esempio lo yoga e il pranayama, è che si tratta, secondo la descrizione che ne danno i praticanti, di un respiro connesso, cioè senza pause fra l’inspirazione e l’espirazione. Secondo i sostenitori del metodo, eliminando le pause si creerebbe una respirazione che carica l’organismo di energia vitale oltre che di ossigeno. Come ci spiega meglio la dottoressa Sessa “la differenza sta nel respiro circolare, nella velocità e periodicità di respirazione. Nei primi minuti si crea una iperventilazione, ma continuando a respirare si prende coscienza delle “dichiarazioni” registrate nella memoria cellulare  del sistema limbico.  Successivamente si può riprogrammare la “dichiarazione” registrata nella memoria delle cellule in maniera più positiva.

 

Quindi, c’è una sostanziale differenza tra “curare” e “guarire”…

“Curare e guarire non sono la stessa cosa. Curare un sintomo senza risalire alla causa vera che lo ha generato è come disinserire l’allarme antifumo dopo che si è rilevato un focolaio d’incendio, senza andare a scoprire ciò che lo ha generato. Ciò può portare solo alla scomparsa temporanea del malessere che potrebbe ripresentarsi nuovamente sotto un’altra forma. La guarigione invece è qualcosa che viene dall’interno di noi ed è duratura.

Dobbiamo ricordare che tutte le nostre emozioni, i comportamenti, gli atteggiamenti, la personalità, il carattere sono veicolati dal corpo, che è alla base di questa piramide.

 L’obiettivo finale utilizzando la tecnica del  Rebirthing, è proprio la riprogrammazione positiva delle ‘dichiarazioni’ registrate”,

 

Come si svolge una sessione di Rebirthing?

“Le sedute di Rebirthing, sia individuali che di gruppo si suddividono in due fasi:

§  il respiro vero e proprio

§  la condivisione delle emozioni.

Durante il percorso delle dieci sedute si lavora sulle dichiarazioni emerse che verranno riprogrammate;  il lavoro si sviluppa su argomenti a tema come ad esempio il triangolo del dramma: vittima, carnefice, salvatore e su altri temi essenziali dell’esistenza.

La tecnica è innocua perché è l’inconscio del partecipante che lo guida facendo riemergere solo quello che ognuno può sopportare psicologicamente e fisicamente. Ad esempio, se un partecipante ha subito una violenza e ne è consapevole non è automatico che il Rebirthing gli permetta di riviverla fin dalle prime sedute, ma è probabile che questa emerga solo quando la persona è pronta a rielaborare, comprendere e trasformare il vissuto emerso.

Personalmente preferisco lavorare in gruppo perché ritengo che esso ‘contenga’ le emozioni di ciascun partecipante, ed anche perché ciò consente di lavorare su più temi.

 

 

 

 

Ma, qual è la vera differenza del suo metodo?

“Come ho già detto prima, oltre ad un lavoro sul respiro vero e proprio, c’è anche una parte significativa di ciascun incontro dedicata alla condivisione e alla rielaborazione delle emozioni emerse. All’inizio della prima seduta ognuno focalizza la propria attenzione su un obiettivo che desidera raggiungere, su una ferita emotiva da sanare o su un sintomo fisico che vorrebbe risolvere.  Ciò permetterà, alla fine del percorso, sia a me che ai partecipanti di capire se il lavoro fatto ha dato buoni frutti. Inoltre, lavorare sulle ‘dichiarazioni’ e sulle successive ‘riprogrammazioni’ è qualcosa che abitualmente i Rebirther, cioè gli insegnanti di Rebirthing, non fanno. È ovvio, dunque, che tale pratica richiede una preparazione ampia e continua, che abbraccia la psicologia, la metamedicina e non solo”.

Perché dovrei voler svelare qualcosa che volutamente la mia psiche nasconde e affronta con le problematiche fisiche?

“Perché il non voler guardare un disagio non ci preserva dai suoi effetti dannosi su noi stessi e sulle relazioni con gli altri. Il Rebirthing è  una sorta di psicoterapia, che non prevede la somministrazione di farmaci, ma un lavoro accurato e mirato sulla nostra parte più inconscia attraverso il respiro. Dovrebbe essere integrato a qualsiasi cura che affronti una situazione di malattia, di disagio, di patologia”.

 

Di cosa ho bisogno per cominciare?

“Solo di una buona motivazione a stare meglio e della volontà di prendere o di riprendere le redini della nostra vita in mano, per viverla pienamente e in modo soddisfacente”.

 

Perchè funziona il Rebirthing?

Questa tecnica funziona perché agisce sulla memoria stessa delle cellule, consentendo di riprogrammarle, nel senso letterale del termine. Spesso non ci sono lunghi tempi di attesa e i benefici sono immediatamente percepibili e visibili.

 

Ha dovuto scontrarsi con critiche e reticenze?

“No, personalmente non ho mai subito critiche. Forse chi non conosce la pratica potrebbe essere reticente, ma di solito si avvicina chi non è scettico, chi ha fiducia e un fondamento di conoscenza. Per questo consultare il sito può essere utile.

La motivazione a partecipare fa la differenza e come i Nativi Ameicani insegnano “tu puoi portare il cavallo alla fonte, ma non puoi costringerlo a bere”.

 

Quali sono le difficoltà ad approcciarsi con il paziente?

“Nessuna difficoltà incontrata, anche le persone più ‘chiuse’ sono riuscite a lavorare bene e relazionarsi in maniera soddisfacente con gli altri componenti del gruppo. In fondo, come ci insegnano i Nativi Americani, siamo tutti Esseri Spirituali che fanno esperienze terrene, e siamo tutti in cammino su questa Sacra Terra vivendo questa avventura magica chiamata Vita”.

 

Ci sono eventuali controindicazioni?

In linea di massima non ce ne sono. Io, per una scelta personale, ho deciso di non lavorare con persone che abbiano psicosi gravi e accertate. Non perché non si possa  fare, ma perché servirebbe una collaborazione con  gli psicologi che hanno in cura questi pazienti”.

 

Chiacchierare con la dottoressa Sessa, con Tamara, è dinamico e scorrevole. La sua preparazione ti sbalordisce e la sua esile forma non parrebbe riuscir a trattenere tanti saperi.

È piacevole farle domande e non ti lascia mai senza una esaustiva risposta.

Ci salutiamo con la promessa di rivederci per continuare la chiacchierata, ma presto deve tornare a Padova per tenere un altro corso e un imminente viaggio nel Sud Dakota,nelle terre degli indiani Lakota, dove si recherà a Giugno. Si tratta del suo quarto viaggio alla scoperta dei popoli Nativi Americani. Quattro viaggi in cui è passata da spettatrice dei riti e delle cerimonie sacre, a supporter, fino a diventare quest’anno una partecipante attiva alla più importante cerimonia dei Nativi, la Sundance, la Danza del Sole. Ogni viaggio ha rappresentato una nuova scoperta e un nuovo bagaglio di esperienza umana ed emotiva, venendo a contatto con la loro cultura, le loro tradizioni e i loro rituali, con il confronto con uomini di medicina di varie tribù e dalla cui esperienza diretta è scaturito il libro “ L’Anima nei piedi (un viaggio tra i Nativi Americani alla scoperta di sè…)”. 

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