Stranieri a Ragusa: la comunità più presente è quella tunisina, quasi 9 mila residenti. Il report

È stato presentato a Ragusa il Dossier Statistico sull’Immigrazione, realizzato dal centro studi e ricerche IDOS, con un focus sulla realtà siciliana. L’obiettivo dell’evento, concluso dal Segretario nazionale Fai Cisl Mohamed Saady, è stato quello di approfondire il fenomeno migratorio diffondendo una visione il più possibile aderente alla realtà, in relazione alle dinamiche del lavoro, dell’accoglienza e dell’integrazione nei territori.

I RESIDENTI STRANIERI IN SICILIA

Nel 2023, gli stranieri residenti in Sicilia sono diminuiti da 186.195 a 184.605, con le donne che rappresentano il 47% di questa popolazione. La presenza straniera rispetto alla popolazione residente è pari al 3,8%, rimanendo inferiore alla metà della percentuale nazionale dell’8,5%. Si registra un decremento nelle province di Palermo, Catania e Caltanissetta, mentre vi è un incremento nelle province di Agrigento, Ragusa ed Enna.

LA PROVENIENZA

Le provenienze della popolazione immigrata mostrano che solo 8 cittadinanze superano i 5 mila residenti e insieme rappresentano il 70% dell’intera popolazione immigrata nella regione. La comunità più numerosa è quella rumena (45.895), seguita da quella marocchina (circa 16.000) e srilankese (oltre 12.000). In provincia di Ragusa, la comunità più rappresentata è quella tunisina, con quasi 9000 residenti impiegati soprattutto nel settore agricolo.

La percentuale degli occupati stranieri sul totale è rimasta pressoché invariata (dal 5,3% del 2021 al 5,2% del 2022), con una significativa presenza nel settore agricolo, nei servizi e nell’industria.

Durante l’evento, hanno partecipato diverse figure istituzionali e rappresentanti del sindacato e delle associazioni, discutendo sulle sfide e sulle opportunità legate all’immigrazione in Sicilia. Il Segretario generale Fai-Cisl Ragusa Siracusa, Sergio Cutrale, ha sottolineato l’importanza di monitorare costantemente il fenomeno del caporalato e di potenziare la collaborazione tra sindacati, associazionismo e istituzioni. Ha inoltre evidenziato la necessità di promuovere politiche di inclusione e integrazione per far fronte a queste nuove forme migratorie.

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