«SILENT KILLERS», IN EUROPA 2 MORTI OGNI ORA: SONO LE CENTRALI ELETTRICHE A CARBONE.

 

Uno studio, condotto dall’Università di Stoccarda, è stato pubblicato in un rapporto di Greenpeace dal titolo « Killer silenziosi. L’impatto sanitario delle centrali a carbone europee ».

I dati presentati nel report sono a dir poco sconvolgenti: in tutta Europa è in corso, da molti anni, una strage che si protrae inesorabile e silenziosa al ritmo di due morti ogni ora a causa dei fumi emessi dalle centrali elettriche a carbone; 22300 sono le morti premature ogni anno, equivalenti alla perdita di 240mila anni di vita.

In Europa le centrali a carbone in attività sono circa 300 e riescono a coprire quasi ¼  dell’energia richiesta dai paesi dell’UE.

Purtroppo sono responsabili di inquinare l’atmosfera e la biosfera  riversandovi circa il 25% del totale delle emissioni europee di CO2,  il 50% di tutte le emissioni industriali di mercurio e il 33% di quelle di arsenico; inoltre emettono il 70% degli ossidi di zolfo e il 40% degli ossidi di azoto.

“Le centrali a carbone sono tra le più pericolose fonti di emissione di inquinanti atmosferici, tanto nell’Unione Europea quanto a livello globale. Gas acidi, fuliggine e polveri sottili rappresentano il

maggior contributo industriale alla generazione del particolato fine (PM 2.5), che penetra in profondità nei polmoni e direttamente nel sangue. Questo inquinamento ha effetti sulla salute di neonati, bambini e adulti, causa attacchi cardiaci e cancro al polmone, incrementa gli attacchi d’asma e i problemi respiratori. Decine di migliaia di chili di metalli pesanti tossici come mercurio, piombo, arsenico e cadmio sono emessi ogni anno dalle ciminiere delle centrali a carbone, aumentando i rischi di insorgenza di malattie oncologiche e danneggiando la crescita dei bambini” (dal rapporto di Greenpeace).

I fumi delle centrali censite nella ricerca determinano inoltre un danno valutabile anche in termini econimici quantificabili con la perdita di 5 milioni di giornate lavorative.

 

Nel report vengono esposti i dati che evidenziano, in termini sanitari, i Paesi maggiormente colpiti dalle emissioni di queste centrali.: in testa c’è la Polonia con  più di cinquemila morti premature l’anno, poi la Germania, la Romania e la Bulgaria. Le aziende maggiormente responsabili di questi impatti sono invece la PGE (polacca), RWE (tedesca), Vattenfall (svedese), PPC (greca) e Enel (italiana, compresa la controllata Slovenské Elektrárne).

Secondo Greenpeace “Nel 2010 (l’anno a cui vanno riferiti tutti gli impatti stimati) il carbone ha causato in Italia 521 morti premature, equivalenti a 5.560 anni di vita persi, e determinato la perdita di 117.000 giornate di lavoro. Enel, la grande multinazionale elettrica italiana, è la quinta peggior compagnia a livello europeo in termini di impatti sulla salute, se si includono anche le emissioni delle centrali della Slovenské Elektrárne, controllata dalla multinazionale italiana per il 66%.  Alla produzione di Enel, secondo la ricerca dell’Università di Stoccarda, è riferibile su base europea una stima di 11.660 anni di vita persi. Enel è anche la quarta peggior compagnia europea per quanto riguarda il carbone “di domani”, ovvero gli impatti sanitari che si avrebbero dalle centrali in progettazione o in via di realizzazione”.

Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia afferma: “Lo studio realizzato dall’Università di Stoccarda è l’ennesima prova, qualora ve ne fosse bisogno, che il ‘carbone pulito’ sbandierato dalle compagnie energetiche non esiste. I dati di molte istituzioni e organismi sovranazionali confermano che l’aria che respiriamo può essere uno dei maggiori agenti patogeni per la nostra salute. In Europa, il carbone è una delle principali cause di avvelenamento dell’aria. Per salvare i nostri polmoni, e salvare il clima dalle emissioni di gas serra, dobbiamo mettere fine all’era del carbone e avviare una radicale rivoluzione energetica”.

Purtoppo le lobby del carbone  hanno buon gioco e, nonostante questo impatto sanitario, i governi europei non sono in grado o non hanno la volontà politica di attuare (in maniera decisa) soluzioni alternative al carbone, una fonte energetica legata agli albori della Rivoluzione Industriale!

Addirittura  tra il 2009 e il 2012 i consumi di carbone sono tornati a crescere e oggi in Europa si contano 52  nuovi progetti di centrali a carbone.

“L’impiego del carbone, nel nostro continente, è rapidamente diminuito tra il 1990 e il 2009, passando dal 40 per cento della generazione complessiva di elettricità al 26%. Purtroppo, dal 2009 a oggi il carbone sta vivendo un’epoca di rinnovato sviluppo, determinata dall’incapacità dei governi di porre seri limiti alle emissioni di CO2 e dall’economicità della fonte, specie per quanto riguarda le importazioni dagli USA. Il consumo europeo di carbone, in soli 3 anni, dal 2009 al 2012, è cresciuto dell’11%: un incremento equivalente, sul piano sanitario, ad almeno altre mille morti premature ogni anno. Nonostante i progressi tecnologici e la sorprendente crescita delle fonti rinnovabili in Europa, molte aziende elettriche rimangono saldamente ancorate al passato. La mappa delle centrali a carbone previste per il futuro, realizzata da Greenpeace International, mostra che sono in campo oltre 50 progetti: 15 centrali attualmente in costruzione e 37 in fase di progettazione. I Paesi che più di altri vedono profilarsi l’espansione del carbone sono la Polonia, la Germania, l’Italia e la Romania”. (Greenpeace)

 

Il report del 2012  « Energy [R]evolution » (pubblicato da Greenpeace International e dallo European Renewable Energy Council per l’UE), mostra come:  “L’Europa possa avviare la chiusura della produzione di elettricità da carbone e nucleare, ridurre velocemente l’emissione di gas serra, creare mezzo milione di nuovi posti di lavoro nel settore dell’energia, garantire la sicurezza energetica e mantenere sotto controllo, al contempo, i costi dell’energia. La Germania, in tal senso, può essere d’esempio: il contributo delle rinnovabili alla generazione elettrica è passato, in 10 anni, dall’8% al 22%. Se i programmi dei Land federali tedeschi continueranno a essere sviluppati, la Germania al 2020 produrrà più del 50% della sua elettricità dalle fonti rinnovabili, potendo così dismettere completamente il nucleare e dimezzare l’uso del carbone. Oggi il settore delle fonti rinnovabili occupa 380 mila persone in Germania, un numero più che raddoppiato dal 2004”.

 

La soluzione sarebbe innanzitutto quella di impedire la costruzione e l’attivazione delle nuove centrali a carbone, intraprendendo di fatto una politica energetica rivoluzionaria a favore delle energie rinnovabili. Greenpeace chiede che: “Tutti gli impianti a carbone attualmente in funzione devono adottare le migliori tecnologie esistenti per l’abbattimento delle emissioni e non limitarsi a funzionare entro i livelli minimi previsti per legge. Le centrali più nocive per la salute e l’ambiente devono comunque essere chiuse immediatamente. L’UE deve adottare target vincolanti, per il 2030, di sviluppo delle fonti rinnovabili (45%), di riduzione delle emissioni di gas serra e di aumento dell’efficienza energetica. Questi target devono consentire la completa fuoriuscita del carbone, al massimo entro il 2040. E’ invece necessario chiudere gli impianti più vecchi , da sostituire con strutture dedicate alle rinnovabili. Adottare politiche efficaci per un’economia energetica sostenibile, compreso un impegno a centrare pienamente gli obiettivi del Protocollo di Kyoto previsti per il 2020″.

 

« Killer silenziosi. L’impatto sanitario delle centrali a carbone europee »  http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2013/clima/Killer_silenziosi.pdf

« Energy [R]evolution »

http://www.greenpeace.org/international/en/publications/Campaign-reports/Climate-Reports/Energy-Revolution-2012/

 

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