SFIGMO E FONENDO

E’ una della parole più usate ed abusate nel panorama della Sanità in Italia; l’appropriatezza in sanità è la misura di quanto una scelta o un intervento diagnostico o terapeutico sia adeguato rispetto alle esigenze del paziente e al contesto sanitario.

Un intervento diagnostico o terapeutico risulta appropriato nel momento in cui risponde il più possibile, relativamente al contesto in cui si colloca, ai criteri di efficacia,sicurezza ed efficienza; il concetto di appropriatezza fa riferimento principalmente al momento decisionale dell’atto medico, infatti un atto medico può essere eseguito più o meno correttamente, prescindendo dalla sua appropriatezza.

L’appropriatezza può essere clinica, prescrittiva o amministrativa.

Quella Clinica fa riferimento ai criteri di efficacia e sicurezza dell’atto medico in base alle norme dettate dalle linee guida e dai protocolli diagnostici-terapeutici, al fine di comportare benefici al paziente con il minor numero possibile di effetti collaterali.

L’appropriatezza farmacologica si ha quando i farmaci sono prescritti per le indicazioni terapeutiche previste nella scheda tecnica e quindi quando il farmaco è usato per quelle patologie per le quali è stato studiato ed immesso in commercio, dopo le previste autorizzazioni rilasciate dalle Agenzie Governative preposte a ciò (l’AIFA in Italia,l’EMA in Europa e la mitica FDA in USA).

L’appropriatezza amministrativa indica la misura dell’erogazione delle prestazioni sanitarie, secondo il criterio dell’efficienza, cioè tenendo anche conto delle risorse disponibili; è quindi un concetto assai dinamico che va rapportato alle risorse disponibili,che, come è oramai risaputo, sono sempre minori.

L’appropriatezza clinica e farmacologica o meglio il rispetto di questa, è quindi per lo più un compito del Medico o dell’operatore Sanitario pur se ovviamente interferisce con le esigenze e nel nostro caso, con la salute tout court del paziente , che è “l’oggetto ” del nostro lavoro. Ma l’appropriatezza amministrativa, che all’oggi purtroppo prevale sulle altre ,volenti o nolenti, interferisce e non poco con le aspettative del paziente; il Cittadino-Utente del Servizio Sanitario deve purtroppo rendersi conto che non tutte le sue richieste dovranno o potranno essere esaudite e tocca al suo Medico, di norma il Medico di Famiglia, decidere se, ad esempio, quelle analisi o quelle radiografie potranno essere fatte con quella frequenza che lo stesso si aspetta o quei presidi potranno o meno essere concessi in relazione alla sua patologia o al controllo della stessa. E’ ovvio che la scelta del Medico, il quale si avvale delle proprie competenze e sceglie e decide in scienza e coscienza per il bene del proprio paziente, non è arbitraria, ma si rifà alle suddette linee guida e ai sopradetti protocolli diagnostici, a volte anche a norme o decreti,  che guidano il nostro lavoro e indirizzano le nostre scelte.

E’ chiaro che anche Noi siamo sottoposti a controlli ,corretti , deontologici, rispettosi ma controlli cui accordi e contratti obbligano i nostri Colleghi Funzionari; nel rispetto di un corretto rapporto medico-paziente cui da sempre ispiriamo il nostro lavoro mi sembrava giusto dare queste brevi note.

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