SFIGMO E FONENDO

Ho condiviso i miei sette anni e passa di Servizio di Guardia Medica nella vicina Giarratana con un Caro Amico, valente Chirurgo, che ha dovuto emigrare per trovare le meritate soddisfazioni professionali; lo stesso è originario di Monterosso Almo e nel paese montano la Ricetta si apostrofa comunemente con la dizione “a rizetta”.

Negli ultimi venti e passa anni la stessa ha subito modifiche sia sostanziali che formali; all’inizio era di un pallido colore verdino, in verticale, con la matrice in alto, di carta sottile, modificata più volte fino alla rossa ricetta attuale con il codice a barre, quadratini  da riempire dappertutto, spazi per inserire note, priorità, tipologia dell’utente e chi più ne ha più ne metta, tanto a riempirla ci deve pensare un’altro, il povero scrivano Medico di Famiglia, il quale nel frattempo si è dovuto, a sue spese, adeguare con software, stampanti e quant’altro (come si usa dire in politichese).

Siamo andati dietro alle esigenze economiche e alle ristrettezze di bilancio, Noi e i nostri assistiti, e siamo passati dai tempi in cui tutto era prescrivibile all’oggi in cui si deve prescrivere il principio attivo e poi è il Cittadino in farmacia che mantiene il diritto di scelta.

Ricordo due aneddoti dei tempi in cui si poteva prescrivere anche la Citrosodina (una sorta di antiacido che faceva fare i ruttini e facilitava la digestione) che mi raccontò Mio Padre; riguardano entrambi la nota Soluzione Schoum, un prodotto ancora in uso per la terapia della “renella” cioè dei calcoli renali. La stessa è venduta in una simpatica bottiglietta di vetro e Papà, essendosi ricordato (aveva una memoria di ferro e ricordava anche i numeri delle tessere delle mutue degli assistiti) che un anziano assistito ne aveva avute prescritte altre di recente,gli ha chiesto quanto ne prendesse e come mai avesse un “consumo” così elevato. La risposta fu “Dutturi sapi bona e mentri ca ni faciemu a scupa ca amici ni faciemu nu bicchierinu” cioè era un gustoso rosolio che accompagnava il gioco delle carte.

L’altro aneddoto, che ha la stessa origine cioè prescrizioni ravvicinate, è quello della Signora che alla medesima domanda rispose ” Dutturi a misura ra buttighia è chidda giusta; sapi, siemu io e ma marito e quannu fazzu a sarsa, a rapu, è precisa pi niatri rui e accussì nu resta nenti”; il discorso non faceva una grinza per quell’epoca del tutto a tutti che poi la storia ha smentito.

Fra un paio d’anni la ricetta sparirà,sostituita da quella elettronica o meglio da un ‘invio telematico ad un server centrale e Noi rilasceremo una ricevuta cartacea (anche qui la carta sarà a nostre spese) che il Cittadino presenterà in una qualsiasi Farmacia, dove il Collega Farmacista, previo controllo sul server, consegnerà il farmaco. Intanto però ci fanno allenare tanto che, prima di stampare la singola ricetta, dobbiamo controllare il numero della stessa perché poi, a fine giornata, le stesse vanno inviate ad un server centrale del Ministero; il tutto per almeno cento volte al giorno aggravando ancor più il nostro compito burocratico, allontanandoci sempre più dai nostri compiti clinici. Mah!!!

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