SFIGMO E FONENDO

I piani di rientro sono dei percorsi imposti dal Governo Centrale a quelle Regioni che abbiano registrato un deficit nel Bilancio Sanitario; il Governo mette sotto Osservazione le Regioni (se non li Commissaria francamente come è successo a Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio e Molise), affianca loro l’AGENAS (Agenzia per i Servizi Sanitari Regionali) e un Consulente Tecnico contabile (Advisor), oltre ad affiancare alla Regione in perdita una di quelle virtuose.

I Piani tra il 2007 ed il 2010 hanno interessato 10 Regioni Italiane e cioè tutte quelle del Meridione (tranne la Basilicata) ed in più il Lazio, il Piemonte e la Liguria;quindi 32 milioni di cittadini e 20 Miliardi di debito in toto.

Nel Centro Sud la situazione ampia ed aggrava ulteriormente la mai superata  “questione meridionale” e le ragioni sono varie: a) una rete ospedaliera troppo estesa con inadeguatezza strutturale , alberghiera e tecnologica; b) un territorio fragile incapace di svolgere il proprio compito; c) una pletora  di amministrativi (servizi ed uomini) che sono sempre serviti  come bacino di clientele e come ammortizzatori sociali; d) una mobilità passiva enorme (cioè l’abitudine a curarsi fuori Regione, i cosiddetti viaggi della speranza) che riduce la credibilità del Servizio e ne aggrava i Bilanci.

Sarebbero state opportune quindi:

1) La ristrutturazione della Rete Ospedaliera con la riconversione o la chiusura dei piccoli ospedali oggi spesso inappropriati,inutili,pericolosi,costosi ed inefficienti;

2) Il rafforzamento degli ospedali più grandi,da potenziare sia nella tecnologia che nell’accoglienza e da ristrutturare con moderni interventi edilizi,riducendo la mobilità passiva ed aumentando l’appropriatezza;

3) Il vero potenziamento del territorio per accogliere la domanda impropria che finisce agli Ospedali;

4) Il ridimensionamento dell’apparato burocratico.

Invece la “dura” realtà parla di ulteriore restrizione di risorse con il blocco delle premialità, il blocco delle assunzioni, la riduzione della spesa per beni e servizi e la ancora minore capacità di offerta del territorio.

Il risultato che oggi è possibile vedere è certamente un miglioramento dei conti, ma con la diminuzione dell’offerta  Sanitaria è facile prevedere un ulteriore aumento della emigrazione sanitaria aggravando il circolo vizioso dei debiti delle Regioni Meridionali verso le Regioni virtuose del Nord che costantemente negli anni beneficeranno di questi  “incassi” per essere sempre “più migliori” (scusate) e più ricercate, pagandosi magari i propri deficit con i Soldi del Sud.

I Piani di rientro, probabilmente necessari e doverosamente imposti dal Governo Centrale alle Amministrazioni  Regionali incapaci, probabilmente potenzieranno paradossalmente la  “questione meridionale”  impedendo investimenti e facendo pagare enormi prezzi professionali, occupazionali e di carriera agli operatori Sanitari del Sud e soprattutto facendo pagare di più, molto di più in termini economici e di salute ai Cittadini Meridionali.

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