SFIGMO E FONENDO

Ritorno sul tema della vaccinazione verso il papillomavirus, di cui ho già in precedenza parlato. E’ un vaccino che, prevenendo l’infezione da HPV al collo dell’utero, alla regione anale, alla lingua e al cavo orale riduce la possibilità che si formino lesioni precancerose che possano poi evolvere in tumori. Il contagio dell’HPV avviene tramite le pratiche ed i rapporti sessuali ed il vaccino è previsto, gratuitamente, nelle ragazzine di 11-12 anni. Nella nostra ASP viene offerto, a prezzo di costo (57 euro a dose x tre dosi) anche alle ragazze di 18 anni mentre il prezzo a libero mercato della singola dose è di 170 euro circa; possono vaccinarsi anche donne fino a 26 anni d’età e di recente è stata inserita nella scheda tecnica anche la possibilità di vaccinarsi fino a 45 anni d’età. E’ chiaro che l’efficacia del vaccino è maggiore per le più giovani e per chi non ha ancora iniziato una regolare attività sessuale così come è chiaro che vaccinarsi non esime dal fare il pap test.

In Italia occorre aumentare la copertura vaccinale che è ancora scadente soprattutto al Sud e nelle più giovani così come è necessario che si completi la schedula vaccinale cioè le tre iniezioni.

In USA da pochi giorni è stata raccomandata la vaccinazione anche per i ragazzi della stessa età delle ragazzine, allo scopo di ridurre la circolazione del virus.

Anche l’EMA, l’ente Europeo per i farmaci, così come è accaduto per l’America, sta per dare il via libera alla vaccinazione per i maschi; in Lombardia,un progetto pilota fatto a Brescia, il 90% dei maschi interpellati si è detto disposto ad essere vaccinato così come avviene da 4 anni in Australia e da 2 in Austria.

Appare chiaro che è un vaccino sui generis, in quanto siamo abituati a parlare di vaccini che evitano malattie infettive acute e non di vaccini che prevengono il cancro ma mai come in questo caso la prevenzione è un obbligo da perseguire.

A proposito di cancro e di prevenzione in Italia vivono 520.000 donne che hanno avuto un tumore al seno; è un enorme successo che ci deve ancor più forzare il tema della prevenzione. Nel Settentrione d’Italia oltre il 50% dei tumori viene scoperto in fase precoce mentre al sud la percentuale si ferma al 30%; la mammografia da sola può ridurre la mortalità del 45% mentre è importante, oltre alla partecipazione agli screening che gli stessi siano fatti su misura valutando vari fattori: familiarità, mammella densa, terapia ormonale sostitutiva, precedenti patologie mammarie e presenza o meno di protesi. Nel 2010 in Italia ci sono stati 38.286 nuovi casi di tumore, una donna su undici corre il rischio di ammalarsi nel corso della vita ma la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è pari all’85% e per questo occorre essere ottimisti.

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