SFIGMO E FONENDO

Sembrano temi vecchi in un mondo ipercalorico e di obesi di fatto o di prospettiva, ma le vitamine, le cui carenze appartengono alla storia della Medicina e a malattie oramai quasi da romanzo Salgariano e ad ambienti da Miserabili, sono sempre sulla bocca di tutti “Dutturi ma chi mi mancunu vitamini, ca sugnu sempre malatu?”.

In questi ultimi tempi chi rivive una insperata, per noi, giovinezza è la Vitamina D, associata al rachitismo e alla carenza grave di calcio nelle ossa, la quale, da quando si è scoperto che il suo recettore, cioè l’interruttore, che la attiva non è solo attivato a livello renale ma anche altrove nel nostro organismo, è giunta agli onori della cronaca e dell’attenzione dei Medici e poi dei Pazienti.

Le fonti principali sono il sole e pochi alimenti: olio di fegato di merluzzo, salmone, tonno e tuorlo d’uovo; attivata dall’esposizione solare viene “lavorata” sia nel fegato che nel rene per assorbire il calcio; nell’osso gestisce l’equilibrio tra le cellule che lo costruiscono e quelle che lo riassorbono, ma dati recenti suggeriscono che ha un ruolo di primo piano nella genesi di fattori di rischio cardiovascolare.

Il deficit di Vitamina D sembra predisporre a diabete, sindrome metabolica,ipertensione arteriosa e infiammazione vascolare cronica. Pare che la vit.D incrementi la secrezione di insulina e migliori la tolleranza agli zuccheri, mentre bassi livelli della stessa incrementano il rischio  di sviluppare diabete e soprattutto un diabete meno controllato e con più complicanze.

Lo studio CARDIA ha messo in relazione una dieta ricca di prodotti lattiero caseari con lo sviluppo di diabete e di malattie cardiovascolari;chi ne consuma di più ha una incidenza più bassa del 72% di Sindrome metabolica;un’altro test ha dimostrato che somministrando Vit D a soggetti > di 65 anni d’età, se questi erano metabolicamente a posto non succedeva nulla ma se avevano un’alterazione del metabolismo degli zuccheri si riduceva il passaggio verso il diabete e semmai migliorava il controllo del diabete stesso.

Inoltre per una sua attività “endoteliale” (l’endotelio è la parte interna delle arterie cioè quella parte di parete del vaso a contatto con il sangue ed è un vero e proprio organo in quanto le arterie non sono “tubi” freddi ma organi vivi) entra nella formazione della placca dell’aterosclerosi per cui più Vit D meno calcificazioni anche nelle coronarie.

Entra anche nel meccanismo della pressione arteriosa tramite rapporti con la “renina” e le catecolammine; insomma la vitamina D è entrata di nuovo nella storia e nell’attenzione quale altro fattore di prevenzione anche per le malattie cardiovascolari. Lo studio InCHIANTI (Invecchiare in Chianti) ha mostrato che il rischio di mortalità cardiovascolare è risultato significativamente maggiore per gli uomini e le donne con bassi livelli della forma attiva di Vit. D.

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