SFIGMO E FONENDO

Le Donne sono colpite da malattie cardiovascolari (MCV) con intensità e gravità a volte anche superiori all’uomo e ciò ha attirato gli interessi delle Società Scientifiche; in Europa ictus e cardiopatia ischemica sono per le donne il 45% delle cause di morte mentre per gli uomini arrivano al 38% e lo stesso in Italia seppur a percentuali inferiori. La mortalità per queste cause dopo un picco fino agli anni 70 sta lentamente diminuendo man mano che stili di vita più corretti si vanno affermando ed anche le differenze regionali (prima prevalevano al Nord) si vanno uniformando;di certo il miglior controllo dell’ipertensione, l’attenzione alla ipercolesterolemia e stili di vita più salutari, oltre alle migliorie tecniche dell’emodinamica hanno fatto si che si morisse di meno per queste cause. Le donne fino a 75 anni comunque hanno meno rischio rispetto agli uomini ed in seguito tra i due sessi non c’è differenza statistica; questo perchè oltre ai fattori di rischio tradizionali (età, familiarità, diabete, ipertensione arteriosa, fumo, obesità, inattività fisica e dislipidemia) esistono nelle donne altri fattori di rischio precipui quale lo stato ormonale che le protegge fino alla menopausa. Ma tra i fattori di rischio comuni alcuni hanno diverse rilevanze tra i due sessi; ad esempio il diabete nella donna si accompagna ad una maggiore mortalità CV mentre l’abitudine del fumo vede ora arrivare all’età del massimo rischio la generazione delle prime fumatrici accanite. Anche l’uso della pillola contraccettiva si accompagna ad un maggiore rischio CV sopratutto sopra i 35 anni così come maggiore è la percentuale di donne con il colesterolo alto e di donne obese soprattutto dopo la menopausa. Nonostante questo l’aspettativa di vita delle donne è sempre più alta di quella degli uomini e a questo deve corrispondere una più precoce e più efficace azione di prevenzione con alimentazione sana,attività fisica e abolizione del fumo di sigaretta. Di recente si sono aggiunti alcuni marcatori di rischio quali la PCR ad alta sensibilità; le donne che sono nel quartile più alto hanno un rischio CV da 5 a 7 volte maggiore; altri marcatori ,l’interleukina 6 e il fibrinogeno, che sono marcatori dell’infiammazione, sono stati chiamati in causa nell’indicare un maggior rischio legato al loro ruolo nell’infiammazione e soprattutto nello stato infiammatorio dell’endotelio(la parte più interna,intima,delle arterie).

Lo stato infiammatorio endoteliale, che è anche proprio di alcune malattie autoimmuni che sono più frequenti nelle donne (artrite reumatoide, lupus, tiroiditi autoimmuni su tutte) aumenta la vulnerabilità dell’apparato endoteliale e quindi aumenta il rischio dell’aterosclerosi e perciò delle malattie cardiovascolari. Anche la vitamina D è rientrata in gioco e pare che l’ipovitaminosi D, più frequente nelle donne che negli uomini, sia da mettere in relazione con maggiori valori di pressione arteriosa e quindi con un maggior rischio CV. Anche i fattori sociali quindi condizioni economiche spesso peggiori nelle donne che negli uomini,depressione post vedovanza o solitudine comunque,scarso esercizio fisico sembrano essere più presenti nelle donne e ciò giustifica il maggior rischio CV così come le donne hanno fattori di rischio proprie quali l’ipertensione gestazionale,la pre-eclampsia/eclampsia, l’ovaio policistico,l’ipoestrogenismo e la già citata menopausa.

Per cui si smentisce l’assunto che le malattie CV siano più degli uomini che delle donne ed è necessario cominciare a studiare meglio la specificità delle malattie cardiovascolari delle donne, per affrontarle al meglio e fare una prevenzione più “rosa”.

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