SFIGMO E FONENDO

La Casa della Salute è un modello di assistenza per le cure primarie nato a metà degli anni 2000 nel pensatoio della CGIL (sia lo SPI il Sindacato dei pensionati che la CGIL Medici) al fine di integrare i diversi professionisti sanitari della salute operanti nel territorio e di superare la caratteristica di separatezza del Medico di Medicina Generale.

Toccò poi al Ministro Turco,governo Prodi , assumere come impegno programmatico e politico la realizzazione dell’idea di aggregare in uno spazio condiviso i servizi e i professionisti della “prateria” territorio e alle Regioni di mettere in pratica quell’idea , un’idea non la sola ma una possibilità di certo, che provasse a riformare la Medicina del Territorio cioè quella extraospedaliera.

La Toscana prima e l’Emilia dopo fecero proprio il progetto, implementadolo e adeguandolo alle singole realtà ed in seguito anche Piemonte, Puglia, Sicilia e Sardegna si sono impegnate in tal senso e in ultimo la Calabria, che grazie ai fondi Europei ha progettato, in Ospedali dismessi, ben sette Case della Salute.

Alcuni principi costitutivi della Casa della salute, modulari ed adeguate alle singole realtà geografiche ed assistenziali vanno però citati:

a) l’aggregazione nello stesso spazio fisico dei MMG del ruolo unico cioè sia i Medici di Famiglia che quelli di Guardia Medica che eleggono nello spazio comune il proprio studio (ma non l’unico) e che mettono in comune i propri assistiti, grazie alla digitalizzazione;

b) la presenza di specialisti-consulenti che collaborano secondo protocolli ben definiti;

c) la presenza di altri professionisti della sanità infermieri e riabilitatori in primis che ,previo accordo con il MMG,assumono il ruolo di case-manager e disease-manager  per i pazienti più complessi e pluripatologici;

d) la partecipazione del personale all’educazione sanitaria e alla prevenzione per integrare le attività sanitarie con quelle socio-assistenziali e di educazioni ai corretti stili di vita;

e) la presenza di personale amministrativo del distretto per le incombenze burocratiche;

f) in alcune realtà alla casa della salute si affiancano anche possibilità assistenziali più complesse (ospedale di Comunità, laboratorio o punto prelievi, ambulatorio infermieristico, CUP, PUA ovvero punto unico di accesso);

g) adozione della presa in carico del pz affetto dalle patologie croniche principali quali diabete,BPCO, Cardiopatie tramite registri di patologia,periodicità dei controlli per monitorare la patologia ed altro, telemedicina.

h) collegamento con l’ospedale di riferimento e le strutture di lungodegenza e riabilitazioni del territorio.

Insomma un modello più o meno futuribile, già presente in parecchie realtà regionali, che però abbisogna di accettazione culturale per lo più da parte di noi operatori e che necessita comunque di investimenti e di credo convinto e determinato del decisore politico.

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