SFIGMO E FONENDO

La notizia non ha fatto storia ed è passata quasi inosservata; ne avevo parlato qualche tempo fa in questa rubrica e vale a dire la decisione della Regione Lombardia (del. di giunta n.IX/2733 del 06.12.2011) di mettere nella lettera di dimissione dall’Ospedale i costi medi che il SSR Lombardo ha sostenuto, in toto,  per quel ricovero di quel tale paziente.

Il Ministro della Salute ha chiesto un parere al Comitato Nazionale per la Bioetica che ha concluso in modo unanime sulla modalità di comunicazione (eventuale per alcuni e obbligatoria per altri) raccomandando di evitare forme di colpevolizzazione e discriminazione dei malati e che sia rispettata l’esigenza di riservatezza dei dati personali sullo stato di salute.

Fra le ragioni che giustificano la comunicazione diretta al paziente dei costi possiamo considerare:

a)la necessità di far conoscere al paziente i costi per  Lui sostenuti ,  consente allo stesso di conoscere quanto la Comunità in cui vive contribuisca  con le sue tasse, come lo Stato e la Regione le usa e quale sia la misura del suo personale contributo;

b) la conoscenza dei costi favorisce una presa di coscienza del legame tra salute individuale e salute sociale e favorisce anche la responsabilizzazione nell’uso delle risorse sanitarie con una maggiore consapevolezza che potrebbe far razionalizzare le spese e ridurre gli sprechi;

c) la trasparenza sui costi nelle diverse Regioni potrebbe far confrontare e giudicare meglio i Cittadini sull’efficienza delle strutture e potrebbe consentire allo stesso un virtuoso paragone tra pubblico e privato;

d) la disponibilità di questi dati può innescare una positiva discussione con il risultato di maggiore trasparenza e miglior controllo della spesa.

Fra le ragioni contrarie alla comunicazione obbligatoria possiamo citare:

a)l’art 32 della Costituzione tutela la salute e il nostro SSN ha una concezione solidaristica di ripartizione degli oneri fra i più svantaggiati e i meno avvantaggiati per cui la cura deve essere garantita a tutti a prescindere dai costi che si sostengono per il singolo;

b) la comunicazione dei costi introduce in sanità una logica calcolatrice ed economicistica che potrebbe innescare una deriva capace di portare a non erogare una cura troppo costosa se i risultati attesi avrebbero una rilevanza troppo scarsa in relazione all’impegno economico. Salterebbe così il concetto del “to care” cioè del prendersi cura del malato, privando la medicina del principio della beneficienza;

c) per i malati cronici, con ricoveri ripetuti potrebbe aumentare il disagio sociale, colpevolizzandolo ed aggravando la sua fragilità psicologica;

d) il malato potrebbe sentire la propria esistenza come un faticoso e costoso processo biologico e la comunicazione dei costi potrebbe contribuire a rifiutare successive trattamenti.

Nella prossima rubrica le considerazioni del Comitato Nazionale di Bioetica e le vostre?

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