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Scoglitti blindata. FOTO
07 Giu 2021 10:25
Si presentava così sabato sera la frazione marinara di Scoglitti: praticamente blindata da auto della guardia di finanza, carabinieri, polizia, polizia locale.
La frazione, com’è noto, è stata vittima nei giorni scorsi di un episodio che ha fatto il giro d’Italia: una rissa che ha provocato anche il grave ferimento di un giovane di origini tunisine. Una spedizione punitiva ai danni di un ragazzo che, secondo le ricostruzioni ufficiali, avrebbe dato noia ai passanti lanciando alcune bottiglie di vetro.
La Commissione Prefettizia ha deciso di usare il pugno di ferro: un’ordinanza piuttosto restrittiva (secondo molti anche troppo), che vieta il consumo di bevande dal 5 giugno al 20 giugno dalle 14 alle 7 del giorno successivo in nessuna area del comune Vittoriese (compresa Scoglitti) bevande alcoliche o non alcoliche in lattina o bottiglia di vetro. Il divieto vale anche per gli ambulanti e i distributori automatici.
L’intento è chiaro: evitare il consumo di alcol può sicuramente prevenire, almeno in linea teorica, che i ragazzi si scatenino. Comprendiamo che lo scopo è quello della tutela dell’ordine pubblico e gli episodi sono stati piuttosto eclatanti in queste ultime settimane. Tuttavia qualcuno ha fatto notare, anche tramite social, che il peso della responsabilizzazione passa tutto sulle spalle degli esercenti e dei commercianti.
Il periodo di tempo dell’ordinanza è limitato, vedremo allo scadere delle date indicate se ci sarà stato un miglioramento.
Certo, il dispiegamento di forze dell’ordine è imponente, almeno per il momento. E’ impensabile, tuttavia, che possa essere mantenuto un così alto numero di militari e forze dell’ordine per tutti i week end estivi.
Allora ci chiediamo: cosa bisogna fare per trovare delle soluzioni sul lungo periodo e far comprendere a tutti cosa sia la responsabilità civile? Le risse, certamente, non sono un fenomeno nuovo, ci mancherebbe. Eppure, in queste settimane, c’è stato un innegabile crescendo in tutta la provincia: Marina di Ragusa, Scoglitti, Comiso. E sono, naturalmente, quelle di cui siamo venuti a conoscenza. La domanda da porsi è la seguente: cosa spinge i ragazzi a evitare il dialogo e a passare dalle parole ai fatti? Questo, purtroppo, esula dal nostro campo e forse ci vorrebbe uno psicologo o un sociologo per dare una risposta concreta.
Certamente, le agenzie educative primarie (come scuola e famiglia) e una seria educazione alla socializzazione, potrebbero aiutare. Non escludiamo che i lunghi periodi di isolamento dovuti alle quarantene e al coprifuoco abbiano potuto far accumulare rabbia e “diseducato” i giovanissimi alle forme più comuni di socialità. Ma questa è solo un’ipotesi e non vogliamo certamente giustificare nessun atto di violenza. Ci auguriamo solo che questa fase “repressiva” sia solo una fase e che presto si trovino delle soluzioni studiate per poter comprendere il fenomeno e, così, aiutare a trovare una soluzione accettabile.
Foto: Alessandro Distefano
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