SARNARI A WASHINGTON

Il 18 ottobre David Gariff, storico dell’arte e docente presso la National Gallery of Art di Washington, inaugurerà la mostra del artista Franco Sarnari introducendo ai più gli importanti cicli dell’autore. Dai Frammenti, che hanno reso noto l’autore negli anni Settanta, alle Cancellazioni, su cui si è concentrata la critica italiana negli ultimi vent’anni fino ai Neri, apice della mostra, con la Grande Onda lunga 12 metri e alta 2,5 metri, sarà possibile comprendere l’intero percorso dell’eclettico linguaggio di Sarnari. Così sarà, quella di  Washington D.C.,  una mostra antologica che raccoglie i diversi cicli di cinquant’anni di pittura dell’artista sciclitano e l’Istituto Italiano di Cultura presenterà la pittura italiana, alla critica americana. “Non negando la pittura di riferimento, quello di Sarnari è un percorso che vuole incentrarsi sul particolare sopravvissuto nella memoria. – così scrive Renato Miracco, nella presentazione in catalogo della mostra- Per far questo bisogna negare una parte, portarla alla luce, evidenziarla e trasferirla su un altro piano prospettico e percettivo. Ed è così che il pittore sceglie di non seguire canoni precisi, ma anzi accentua il senso di antipittoricità con un taglio di immagine e una composizione totalmente innovativa, volendo solo  comunicare l’istantaneità del reale scoperto, ritrovato e l’emozione ricevuta”. Una ricerca accompagnata dalla presenza di squarci di colore e dimensioni materiche. Un continuo cancellare e restituire la realtà per segnare un’altra tappa di questo percorso. A curare la mostra è Alberto Manai, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Washington,  in collaborazione con Tecnica Mista, lo studio d’arte di Antonio Sarnari, figlio dell’autore, che di recente ha curato due mostre a New York presentando per la prima volta il Gruppo di Scicli negli Stati Uniti. Antonio Sarnari sta dimostrando quanto la pittura siciliana, con un appassionato lavoro professionale, abbia credito e susciti interesse fuori dall’Italia. In questo caso la scelta di opere museali, come la Grande Onda, riscontrano grande interesse fra i curatori dei musei americani perché, come sostiene Alberto Manai, “nel corso di un lungo periodo di feconda attività che dalla metà del Novecento arriva ai nostri giorni, Franco Sarnari ha attraversato varie fasi, sperimentando modalità espressive anche molto diverse fra loro. Questa mostra che l’Istituto Italiano di Cultura di Washington è lieto di ospitare, intende dare al pubblico americano, per la prima volta, la possibilità di conoscere, sia pure antologicamente, alcune delle principali tappe di un pittore che è stato ed è uno dei più sensibili interpreti dell’inquietudine del nostro tempo. Un percorso di ricerca e sperimentazione artistica che prosegue in pitture dalla forte carica espressiva, come La Grande Onda, sia essa manifesta o celata, oltrepassando con la loro ombra il mare e l’orizzonte per approdare infine in tele calde, nuovamente dominate dal colore, come Margherite gialle e papaveri rossi”.

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