“OCCHIOLÁ UN PRESEPE DEI MONTI EREI”

Al Coro di notte dell’ex Monastero dei Benedettini di Catania (Piazza Dante, 32) martedì 13 dicembre ci sarà la presentazione del docufilm “Occhiolà, un presepe dei monti Erei” del regista Lorenzo Daniele. Prima della proiezione ci sarà il saluto di Enrico Iachella, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania e gli interventi dei giornalisti Giovanni Bongiorno e Giuseppe Lazzaro Danzuso. Modererà Massimo Frasca, direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università di Catania e coordinatore scientifico del progetto. Saranno presenti il regista e il direttore della fotografia  Mauro Italia e l’archeologa Alessandra Cilio che ha curato l’adattamento dei testi. Prodotto da “Fine Art Produzioni” in collaborazione con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici di Catania e la Soprintendenza ai BB. CC. AA. di Catania, il docufilm è stato proiettato in anteprima alla XXII Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto (TN) lo scorso ottobre, classificandosi all’undicesimo posto su 130 pellicole in concorso.

“Occhiolà, un presepe dei monti Erei”è un omaggio alla città distrutta dal terremoto dell’11 gennaio del 1693 e ricostruita in un altro sito con il nome di Grammichele. È considerato un viaggio, tra le case basse, le vie tortuose e il castello del piccolo centro situato alle pendici dei monti Erei, dove il tempo si è fermato a quella mattina di gennaio, quando la terra tremò. Tre secoli dopo, gli archeologi ritrovano tra le macerie e le rovine di quella città fantasma tracce di vita interrotte: un piccolo presepe fatto a mano, che da il senso dell’ultimo palpito di vita del villaggio. Il regista racconta, che dopo aver realizzato due documentari con la Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici, ha voluto ricercare una forma di linguaggio filmico inusuale per le produzioni del genere. Considera la strada della diffusione archeologica che è stata già percorsa dalla Scuola di Catania per mezzo di documentari, parallela alle pubblicazioni scientifiche, ricca di un nuovo strumento di comunicazione, il docufilm.

Alle informazioni tecniche provenienti dagli scavi dell’archeologo Andrea Patanè e da alcuni allievi della Scuola Lorenzo Daniele ha abbinato la fiction di un carusu e del vecchio ceramista, suo maestro, dove Greci e Indigeni assumono la fisionomia del mito. In questo modo il linguaggio accademico si trasforma in una narrazione dal forte impatto emozionale destinata a un pubblico più vario rispetto a quello degli archeologi. Il docufilm è dedicato alla memoria di Giuseppe Andolfo, scenografo del Teatro Stabile di Catania, scomparso prematuramente prima dell’inizio delle riprese. 

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