Lorys Stival, nove anni dalla sua scomparsa; era il 29 novembre 2014 quando iniziò il peggiore degli incubi

Era il 29 novembre del 2014, quando scatta l’allarme a Santa Croce Camerina. All’ora di pranzo una giovane mamma, Veronica Panarello, 26 anni, va a prendere il figlio a scuola ma quel bambino, Lorys, non c’è. Si dispera. Il piccolo ha solo 8 anni, è diffidente, onon si sarebbe mai allontanato da solo. Immediate le ricerche, un paese intero si mobilita. Forze dell’Ordine, privati cittadini, la protezione civile…Fino al tardo pomeriggio. Un cacciatore Orazio Fidone, impegnato anche lui nelle ricerche vede dell’erba smossa vicino al canalone del vecchio mulino. Si avvicina. Sul fondo di quel canale vede il corpo del bambino. Non c’è nulla da fare. Lorys è morto.

Una tragedia, e il peggiore degli incubi inizia.

Il dolore diventa collettivo 

Il dolore della famiglia Stival, ancora famiglia in quel momento, diventa il dolore di tutti. Santa Croce Camerina diventa il centro del mondo e un incolpevole scenario di circo mediatico alimentato da chiacchiere, illazioni, sospetti. Un maniaco, un pedofilo, una persona che cercava vendetta? E’caccia al colpevole. Si scandaglia ogni aspetto, si fruga nella vita privata, si ricostruiscono movimenti, tragitti, circostanze. Vengono indagate diverse persone, compreso quel cacciatore che racconterà, in lacrime, quel drammatico ritrovamento. Le forze dell’ordine sequestrano tutte le immagini delle telecamere, 41 telecamere che saranno determinanti per smascherare le bugie, un castello di bugie, costruito dall’assassino. Nessun incidente; di lì a poco si scoprì che fu quella stessa donna che lo mise al mondo, Veronica Panarello, a uccidere Lorys suo figlio. Lo soffocò in casa, lo portò al canalone, lo gettò giù. La storia processuale lo confermerà in tre gradi di giudizio: trent’anni di carcere che la donna sta scontando a Torino per omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. E un movente mai chiarito.

Nella lunga storia processuale, tutti i tentativi – forse – della donna di allontanare da se ciò che aveva fatto: si è finta pazza, ha cercato di coinvolgere il suocero nell’esecuzione dell’omicidio, ha minacciato e calunniato, ha detto che si era trattato di un incidente domestico, che fu Lorys stesso a stringersi attorno al collo delle fascette stringi cavo. Fino alla confessione. “Mi sono rovinata da sola”. Solo il padre Francesco non l’ha mai abbandonata. Oggi la vita continua. Davide Stival quel giovane uomo e padre, che per mesi ha cercato di capire, e che in un momento ha perso tutto, si sta costruendo una nuova esistenza assieme al figlio Diego, il secondogenito, che gli è stato affidato in via esclusiva. Sono passati nove anni da quella giornata da incubo. Vivono al nord, lontano dai ricordi ma senza dimenticare quel dolore che è parte della loro vita. La tragedia di Lorys è sempre viva, Lorys, quel giovane figlio che quest’anno avrebbe compiuto 17 anni

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