L’HotSpot di Pozzallo, ma anche il centro San Pietro, bocciati dagli ispettori regionali: “inadeguato per prevenire il covid e per la quarantena”

L’accusato è l’HotSpot di Pozzallo. Ma non solo. Ci va di mezzo anche il centro San Pietro al confine fra Comiso e Ragusa. I locali del famoso centro di Pozzallo sono stati ritenuti «inadeguati all’osservanza delle più elementari misure di prevenzione» del Covid tanto i locali di soggiorno quanto i servizi igienici in cui si evidenzia l’assenza di dispenser (per sapone e per liquidi igienizzanti) e di «pareti divisorie nella zona soggiorno-dormitorio», ma anche altre carenze come «lavabi comuni, numero di servizi igienici non proporzionati alla capienza reale e, in ultimo, sanificazione insufficiente».

Insomma, fra le «prime evidenti criticità», c’è un «inevitabile elevato grado di promiscuità» per i migranti ospiti e dunque l’hotspot di Pozzallo viene definito «strutturalmente inidoneo all’ospitalità di individui con infezione» da coronavirus.

E’ quanto si legge in un articolo de La Sicilia di stamani a firma Mario Barresi.

Si tratta del primo verdetto ella task force regionale che ha consegnato all’assessore alla Salute, Ruggero Razza, la relazione preliminare sul sopralluogo dello scorso 25 agosto. Nello stesso giorno gli esperti hanno visitato anche il centro d’accoglienza “Don Pietro” di Comiso, che condivide la bocciatura con il sito di Pozzallo, nonostante presenti «rischi di promiscuità virologica che, per ora, stante le buone condizioni climatiche, vengono in parte attenuati dal prolungato stazionamento all’aperto degli ospiti».

Un dossier lungo 55 pagine e un’ipotesi: che alcuni migranti sbarcati come negativi possano essere stati contagiati all’interno della struttura.

Ma la denuncia più grave è su ciò che succede dopo lo sbarco del 25 luglio. Quando a Pozzallo arrivano 105 persone, di cui uno solo positivo. Ma la curva dei contagiati, fra le persone di quel barcone, segue subito un’evoluzione preoccupante con i successivi tamponi: il 27 luglio i positivi sono già 17, per arrivare a 31 sei giorni dopo lo sbarco e poi a 44 (il 12 agosto), fino al totale di 80, su 105 migranti controllati, il 18 agosto».

Un giudizio pesante, quello della task force coordinata da Cristoforo Pomara (ordinario di Medicina legale) e composta da Bruno Cacopardo (ordinario di Malattie infettive), Paolo Murabito (specialista in Anestesia e rianimazione), Santo Pettinato (Asp Siracusa), Venerando Rapisarda (ricercatore di Medicina del lavoro), Aldo Virgilio (specialista in Psichiatria), coadiuvati dal team medico-legale formato da Monica Salerno, Giuseppe Cocimano e Massimiliano Esposito.

 

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