L’EDITORIA LOCALE E LA NOSTRA MICROSTORIA

 E’ da diversi anni che nella nostra città operano delle persone che si occupano, a loro rischio e pericolo, di  editoria e che ci hanno permesso la riscoperta di opere che non si stampavano da decenni e che conoscevamo attraverso la recitazione a menoria dei nostri genitori o nonni, o leggendo qualche copia scritta a mano!

L’editoria locale, o siciliana comunque, ci ha permesso di leggere le opere di Ragusani  che si sono dedicati alla scrittura con passione e con risultati eccellenti, pur non essendo scrittori di mestiere.

In questi ultimi anni in particolare sono venuti fuori alcuni libri di ricordi, un “come eravamo” che accomuna quanti hanno vissuto l’adolescenza durante quei favolosi anni sessanta    che “nel bene e nel male” hanno cambiato il nostro modo di pensare e di vivere.

“Last but not least” il libro  di Fausto Nicolini “Laura dei giorni andati”, presentato nel contesto dell’evento “Liberi a Ragusa” lo scorso 27 Febbraio. Un libro che legge sorridendo,e spesso  commuovendosi, chi appartiene alla stessa generazione dell’Autore e che ha vissuto quegli anni di “Ragusa comunità in transizione”, come è stata definita in una ricerca sociologica.

Leggere “Laura dei giorni andati” significa rivivere quei giorni, riudire la colonna sonora che accompagnava le ore che riuscivamo a sottrarre agli studi “matti e disperatissimi” che la scuola di allora pretendeva da noi.

Colonna sonora che ci procuravamo, come scrive l’Autore, con grande difficoltà, data l’esiguità delle nostre  paghette e il costo di un long playng. Altro che musica gratuita su internet e smartphone!

 Io il primo giradischi lo ho avuto a sedici anni  e grazie alla promozione in terza magistrale con una sudatissima media alta. I nostri genitori guardavano con sospetto tutto ciò che ci potesse distrarre dallo studio! Ricordo  che in alcune famiglie non si acquistava il televisore perché considerato un grave pericolo per il rendimento scolastico dei figli!

Il libro  di Fausto Nicolini ci fa rivivere le gesta di giovani noti in tutta la città   per la loro intelligenza, la loro creatività, il loro anticonformismo, e tornare a ridere delle loro imprese.

 I benepensanti li consideravano troppo spregiudicati ma, in quanto a doti di umanità e generosità, erano superiori a tanti così detti “bravi ragazzi”.

Ci rattrista pensare che, purtroppo,  non c’erano molte possibilità di frequentazione tra giovani appartenenti a classi sociali e scuole medie superiori diverse, c’erano quelli del Piccolo Club, quelli del Turati, quelli del Bar Sicilia e quelli del Mediterraneo,  a parte   il fatto che chi aveva qualche anno in più di Fausto Nicolini aveva dovuto subire negli anni dell’adolescenza anche una rigida  separazione tra i sessi imposta, in perfetto accordo, da Faniglie, Scuola e Chiesa.

E, se veniva violata, anche nel modo più innocente, erano scapaccioni (soprattutto da parte dei padri delle ragazze) o punizioni esemplari.

Qualcuno ricorda ancora come, nella piazza del Carmine, dove si trovava la sede del Liceo Classico, vigeva il divieto di “fare coppia”, per cui i ragazzi e le ragazze, che in barba a tutti i divieti si erano fidanzati “di nascosto”, allora si diceva così,come oggi si dice “mettersi insieme”, si separavano poco prima di raggiungere la piazza.  Per non dire che la vicinanza del Santuario offriva la possibilità di scambiarsi bigliettini, approfittando della pila dell’acqua benedetta….

Chissà se i ragazzi di oggi leggono questi ricordi dei loro, non diciamo genitori, ma nonni  e, se si rendono conto  che quanto raccontano è vero, anche se a loro può sembrare incredibile!

 

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