LA RABBIA

Malattia da sempre temuta in tutto il mondo, colpisce i mammiferi.
Alla sua origine abbiamo un virus neurotropo (con spiccato tropismo per il sistema nervoso), che va a localizzarsi nelle ghiandole salivari del soggetto colpito e che quindi può trasmettersi ad un altro soggetto tramite un morso o comunque tramite il contatto con la saliva del soggetto infetto anche con cute lesa.
Dopo un periodo di incubazione variabile la malattia si manifesta clinicamente con sintomi che variano dall’aggressività ai disturbi della deambulazione e che portano a morte il soggetto colpito.
Purtroppo non esiste cura per la Rabbia (una volta che si manifesta clinicamente), ma solo prevenzione; ed è per questo che se ne sottolinea la pericolosità.
Esiste anche un trattamento vaccinale non solo preventivo ma anche post-contagio, unitamente a specifiche misure di polizia veterinaria (riguardanti segnalazione e controllo delle morsicature anche da parte di guardie mediche o pronto soccorso che curano una ferita da morso)
E’ una malattia definita ‘silvestre’ o ‘urbana’, in base agli animali che la possono veicolare (animali selvatici nel primo caso, cani randagi nel secondo)
Dopo l’eradicazione della rabbia urbana in Italia, risalente agli anni ’70, si sono avuti solo sporadici casi dovuti a cani importati o a soggetti ritornati da viaggi in paesi dove la malattia è diffusa.
I territori più a rischio sono da sempre stati il Friuli Venezia GIulia e il Trentino, a causa della posizione confinante con zone in cui la rabbia silvestre è presente (volpi); e difatti la rabbia è ricomparsa proprio in queste regioni nel 2008: una campagna di vaccinazione in tali zone, unitamente a tante altre misure (controllo di animali in ingresso,etc) hanno permesso un controllo e comunque una non-diffusione in altre regioni.

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