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LA DOC SICILIA SCOPRE LA BORGOGNA
30 Lug 2012 20:07
È rientrata in Sicilia, dopo il viaggio studio in Borgogna, la delegazione del Consorzio di Tutela della DOC Sicilia, guidata da José Rallo, esponente di spicco della cantina Donnafugata. Con lei sono andati esponenti di altre cantine affermate del panorama vitivinicolo siciliano, come: Valle dell’Acate, Planeta, Zisola, Fondo Antico, Ceuso, Settesoli, Fazio Wines e altri.
L’incontro, con una delle due zone vitivinicole, l’altra è Bordeaux, che hanno insegnato e insegnano tutt’oggi al mondo come si fa il vino, ha impressionato fortemente la delegazione siciliana tanto, che la delegazione del Consorzio di Tutela della DOC Sicilia sta valutando la possibilità di creare un sistema ispirato al “Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne”. Questo organismo, il Bivb, si occupa di tantissime tematiche, che riguardano anche il marketing e la commercializzazione, ma tratta anche temi riguardanti la vinificazione, l’allevamento della vite e soprattutto il rapporto tra territorio e vino.
Quando si tratta il vino francese, quello che conta, la grande novità che risalta è il rapporto maniacale tra il territorio e il vino. Tutti riconoscono, almeno di nome, Bordeaux come una zona vitivinicola di grande pregio, ma pochi sanno che i vini etichettati come Bordeaux sono reputati tra i peggiori di Bordeaux. Questo perché nella regione di Bordeaux esistono una miriade di AOC, la corrispettiva DOC nostrana. L’etichetta di Château Margaux, uno dei vini più famosi di Bordeaux e del mondo, non porta scritto come denominazione Bordeaux, bensì il nome del comune dove viene prodotto, ossia AOC Margaux. Lo stesso accade in Borgogna, dove la regione conta oltre 100 denominazioni e dove, quindi, i vini etichettati Borgogne sono miscele di vini diversi provenienti da comuni diversi della Borgogna. Con questo sistema è possibile imbattersi in AOC che riguardano un solo vigneto.
Ora la delegazione del Consorzio di Tutela della DOC Sicilia vuole trarre ispirazione dal Bivb, ma forse dovrebbe seriamente valutare la grande differenza che intercorre tra la DOC Sicilia e la regione Borgogna.
La DOC Sicilia è stata affrontata con troppa fretta e assecondando, a mio avviso, gli interessi dei soli produttori. Non sostengo che il disciplinare della DOC Sicilia e dell’IGT Sicilia siano indistinguibili. Non metto in dubbio che le norme di allevamento della vite siano più esigenti nella DOC, ma tenuto conto che stiamo parlando della creazione di una DOC che copre l’intero territorio regionale, non si può fare a meno di notare un allentamento del rapporto vino e territorio. La Sicilia è molto grande e conta molte differenze territoriali e anche climatiche. Davvero non è concepibile per una DOC, il livello massimo dopo la DOCG, una mancanza così grave come quella del legame con il territorio. Il made in Sicily non è terroir, bensì marketing. Un nero d’Avola coltivato nel Belice e uno a Pachino non sono assolutamente gli stessi e l’etichetta di una DOC, che si reputa seria, deve assolutamente indicare senza ambiguità la provenienza geografica del vigneto.
Di mancanze legate al territorio questa DOC ne ha veramente tante. Sorprende, quindi, la reazione della delegazione del Consorzio di Tutela della DOC Sicilia. Davvero bisognava andare fino in Borgogna, per scoprire che questa regione vitivinicola francese si espande per un territorio pari a un quinto di quello Siciliano e che possiede oltre 100 AOC, facendo della Borgogna una delle regioni vitivinicole con il maggiore legame tra AOC e territorio? Da noi, invece, si è costituita una DOC regionale, che l’unico accenno di terroir da poter inserire in etichetta non rimane che il nome della vecchia DOC d’appartenenza, quando vi era, assieme al nome Sicilia.
È, proprio, il forte legame con il terroir, oltre che secoli di studi sui vitigni più adatti a questo territorio (nessuno in Borgogna si sognerebbe di coltivare cabernet, mentre da noi si coltiva di tutto e ovunque anche quando i risultati si dimostrano insufficienti) che fa sì che il valore delle bottiglie prodotte annualmente in questa regione francese si aggiri oltre 1,2 miliardi di euro.
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