LA CALABRIA TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

Dopo le indiscrezioni sulle etichette siciliane premiate con i tre bicchieri del Gambero Rosso, tocca a quelle calabresi. Le etichette premiate sono soltanto due. Un numero così ridotto non deve sorprendere. La Calabria è una regione atipica, rispetto alle altre regioni meridionali, perché i quantitativi di vino ivi prodotti sono altissimi. Confrontando i dati di vino prodotto in Sicilia e in Calabria, si ottiene un quadro chiaro della situazione. La Sicilia produce annualmente circa cinque milioni e mezzo di ettolitri, mentre la Calabria soltanto mezzo milione.  E’ curioso che l’Italia abbia preso il nome di Enotria proprio dalla Calabria. I Greci, quando giunsero in Calabria, fondando le prime colonie, capirono immediatamente che questa regione presentava un terreno adatto alla coltivazione della vite. Vennero portate immediatamente le barbatelle greche, che sostituirono il vigneto italico, giudicato troppo rudimentale dai Greci.
Il vino calabrese divenne rapidamente celebre. Basti penare che per le Olimpiadi veniva fatto venire il vino da Cremisa, l’odierna Cirò. Questo vino, giudicato tra i migliori del mondo antico, veniva destinato agli atleti vincitori dell’evento.
Molti fattori porteranno a un lento declino della viticoltura calabra, non solo in termini qualitativi, ma anche quantitativi. Nel volgere di qualche secolo, molti dei vigneti furono abbandonati o sostituiti con altri tipi di coltura. Questo periodo travagliato, persiste tutt’oggi. La produzione continua a essere molto limitata, lo studio sui vigneti è in grande ritardo, la qualità non sempre è accettabile. Grazie al lavoro di alcune aziende, soprattutto Librandi, la Calabria ha fatto un notevole salto qualitativo, ma soprattutto sta facendo scoprire tantissime novità. L’isolamento che ha subito questa regione e le particolari situazioni socio-economiche, hanno permesso di conservare fino ai giorni nostri dei vini antichissimi, come il Greco di Bianco, ma anche  il moscato di Saracena.
Proprio quest’ultimo è stato premiato dal Gambero Rosso, anche per attirare l’attenzione dei consumatori su un prodotto raro. Il moscato di Saracena è un vino dolce prodotto nella cittadina omonima, che conta poco più di quattromila abitanti. La particolarità di questo vino sta nel fatto che un parte dell’uva, dopo essere stata trasformata in mosto, verrà messa a bollire per concentrare il mosto. Questo concentrato di mosto verrà inseguito aggiunto con un mosto proveniente da uve appassite. La particolare lavorazione sta creando non pochi problemi per il conseguimento della DOC. Come spesso accade, questo vino ha attirato l’attenzione di Slow Food, che ne ha fatto un presidio. Da allora sono varie le riviste di enologia che hanno dedicato i propri spazi a questo vino, sostenendo la causa dei produttori per ottenere la DOC.
La Calabria è riuscita però anche ad aprirsi alle tendenze ed ai gusti dei consumatori. L’altro vino premiato ne è un esempio. Il Gravello è un taglio tra gaglioppo, il vitigno più conosciuto della Calabria, e cabernet sauvignon. Questo vino, che ha ottenuto un grande successo, è un chiaro esempio di prodotto moderno. Il cabernet, infatti, lascia un’impronta riconoscibilissima e ammicca al gusto internazionale, mentre il gaglioppo traccia un carattere particolare al vino, evitando di entrare nell’anonimato dei vini internazionali.
L’immagine del vino calabro, che trasmette il Gambero Rosso, è quella di una produzione che accontenta sia l’appassionato delle rarità e della tradizione, sia il consumatori che gradiscono maggiormente il gusto moderno, proiettato su una visione più internazionale.

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