IL PIANISTA GIACOMO SCHEMBARI INCANTA IL “SUO” PUBBLICO

Poco meno di due ore per uno spettacolo originale e, almeno da queste parti, del tutto nuovo. Il protagonista, il pianista Giacomo Schembari, lo ha definito “incontro-concerto”. Avrebbe potuto dargli almeno altri tre o quattro nomi, ma nella sostanza nulla sarebbe cambiato. Succede questo: Schembari siede al pianoforte e tiene accanto un computer che proietta immagini relative al modo musicale italiano dalla presunta età di fondazione della classica canzone italiana, ovvero la prima metà dell’800, e fino al 1969.

Ma nel contempo, il pianista accenna ai maggiori, più famosi, curiosi, originali, fondamentali brani che chiamiamo canzone. Solo cenni, si diceva, per la voce – notoriamente bella e calda di Giacomo – e la tastiera. Ne viene fuori uno spettacolo che, almeno al Centro Servizi Culturali di Ragusa, ha incantato oltre cento intervenuti che alla fine, tra i tanti applausi, hanno recriminato solo il fatto che lo spettacolo fosse durato troppo poco.

Del resto, come ha spiegato lo stesso Schembari, non è certo possibile cantare per intero oltre venti canzoni o, e nella sostanza non cambia, accennare quaranta canzoni. Si arriva sempre a due ore, che rappresenta il limite temporale per uno one-man show.

Lo spettacolo è intrigante proprio perché, messi la bando ogni tipo di pregiudizio, di convinzione artistica e/o ideologia, Giacomo Schembari altro non fa se non cantare alcune (tutte sarebbe impossibile) tra le più famose canzoni della sterminata produzione e tradizione italiana, compreso quel filone “napoletano” che per decenni rappresentò il top della produzione canzonistica italiana.

Il pubblico ha molto apprezzato, e l’unico nostro auspicio è che questo spettacolo possa essere replicato quanto più numerose volte è possibile, per poter mettere a disposizione di quante più persone, appassionate o meno alla musica, l’arte e la verve di un grande artista com’è il ragusano Giacomo Schembari. Lui si definisce, mutuando il termine dalla tradizione italiana degli anni ’60, un “cantante di piano bar”, a noi piace invece definirlo “crooner”, che fa tanto yankee e soprattutto buon auspicio per una carriera basata sul grande talento dell’artista ibleo.

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it