IL MUSEO DEL VINO METTE A NUDO LA CATALOGNA

Vero è che il museo non è stato ideato e progettato adesso, ma a lavori terminati ci si pone l’interrogativo se aprirlo ora o se rinviare il tutto a data da destinarsi. L’apertura prevista per il 6 ottobre è stata rimandata, perché alla Generalitat (la regione) sono in molti a non volerne gestire i costi.

La prossima apertura a Penendès, Catalogna, del museo “Vinseum, el museo de las Culturas del Vino de Cataluña” ha avviato una serie di critiche e interrogativi. Una struttura che conta 500 metri quadrati di esposizione, a cui si aggiungono 1.800 di spazio utile, che in futuro dovrebbe arrivare a contare 3000 metri quadrati, il cui costo ammonta a quasi 4 milioni di euro e i cui costi di gestione dovrebbero gravare sulle spalle della regione, non poteva passare inosservata. Soprattutto in questo periodo, in cui la regione Catalana si trova senza fondi, impossibilitata per giunta a pagare nelle scadenze stabilite i concerti di ambito sanitario, educativo e sociale già effettuati.

La scelta di un museo a Penendès non è assolutamente casuale. Questa è una delle capitali mondiali del vino e, sebbene è una sorta di nuova scoperta, in questa zona la vite si coltiva da oltre 2800 anni. La vocazione della zona è però stata scoperta piuttosto recentemente. Basti pensare che 40 anni fa erano soltanto quattro i produttori di vino che offrivano vini sufficientemente buoni da poter essere esportati. E si sta parlando della zona vitivinicola più estesa della Catalogna, nonché una delle più estese della Spagna. Il resto della produzione si poneva spesso sotto il livello della sufficienza. Inoltre, queste poche etichette che riuscivano a varcare la soglia del confine, non godevano di particolari attenzioni.

Grazie allo sforzo di una importantissima azienda del luogo, il Penendès è riuscito a focalizzare l’attenzione di vari produttori. Il successo riportato dai vini spumanti, il Cava, ha concentrato una notevole quantità di capitali, sia privati, sia dai fondi europei, che hanno cambiato totalmente la fisionomia del luogo. Penendès, che nel passato poteva essere associata ai Castelli Romani, ossia zona di grandi quantitativi di produzione, oggi è una sorta di Bolgheri spagnola.

Il Penendès non è solo famoso per la produzione di Cava, ma anche per i vini rossi, che non di rado sono tra i più cari della Catalogna.  Proprio come Bolgheri, il successo di questi vini è dettato da un carattere meramente internazionale. Vini rossi molto concentrati, sia nel colore impenetrabile, sia nella consistenza, profumi fortemente fruttati e profondamente marcati dal passaggio in barriques nuove, vitigni internazionali per nobilitare le uve autoctone, grandissima morbidezza. A questo tipo di vino, detto di gusto internazionale, si aggiunge la produzione di vini bianchi, sinceramente più interessante, soprattutto quando proviene dalle altitudini più elevate, che conferiscono al vino maggiori profumi.

Sebbene il vino di Penendès, in questo periodo di profonda crisi in Spagna, non stia subendo, almeno per il momento, particolari difficoltà dalla crisi, è evidente che la regione non ha i mezzi per coprire i costi di questo museo, nonostante i continui appelli del sindaco Pere Regull e del presidente del museo Josep Soler, che spingono per un’apertura immediata. Proprio quest’ultimo vede nella creazione di questo museo, la possibilità di fare di Penendès anche un centro di turismo enogastronomico.

L’idea, sebbene potrebbe ottenere anche successo, richiede uno sforzo per la regione, che già adesso ha mancanza di liquidità per pagare le varie spese a suo carico. La regione della Catalogna, che da sola contribuisce con un quarto del PIL della Spagna, passa per un periodo di crisi molto acuto e per una mancanza di fondi che non ha avuto eguali nella sua storia. Tanto che il governo regionale continua a fare pressione al governo centrale di Madrid, perché la Spagna attinga al fondo salva stati.

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