IL FRAPPATO DECLINATO AL FEMMINILE

Nell’anniversario della giornata internazionale della donna, su questo spazio ricorderemo il ruolo delle donne non con una mimosa, ma con un calice di vino, figlio del lavoro in vigna ricco di passione di una grande donna: Arianna Occhipinti, giovanissima vigneron diplomata a Milano, stufa di assistere a esperienze di falsa enologia, appesantita da un evidente piede industriale che è ossessionante, decide, tornando in Sicilia, di produrre un vino figlio della terra e non un vino costruito in cantina.

L’azienda Occhipinti si trova nella campagna vittoriese, cuore dell’unica DOCG siciliana, il Cerasuolo di Vittoria, tra i Monti Iblei, ad altitudini che oscillano dai 250 ai 270 metri sul livello del mare, in contrada Fossa di Lupo e Piratino, su terreni calcarei con presenza di strati argillosi. La prima annata di produzione di questa giovanissima azienda risale al 2004. L’azienda si estende su 7 ettari circa di vigneto e 16 ettari circa di uliveti. Arianna Occhipinti ha iniziato producendo due vini: il Siccagno e il Frappato.

Il Siccagno nasce da un vigneto di nero d’Avola di circa 15 anni. Il vino fa un passaggio in legno, ma non in barrique, ossia botti piccole, bensì in tonneau di rovere francese da 600 litri, in modo da non marcare il prodotto con note vanigliate o di tostatura. È un nero d’Avola che si allontana molto dalle versioni grasse, addolcite e fortemente tostate che molti produttori blasonati fanno di questo vitigno.

Ma è il Frappato il vero colpo di genio di Arianna Occhipinti. Un prodotto che ha immediatamente colpito i consumatori sia all’estero, sia in Italia. In Italia soprattutto i consumatori continentali piuttosto che siciliani. Il motivo è abbastanza semplice: fuori dall’isola, a dire il vero fuori dal territorio sud-orientale di questa, il frappato era un vitigno sconosciuto e che molto difficilmente raggiungeva gli scaffali delle enoteche continentali. I pochi che lo conoscevano, piuttosto di nome, era per il fatto che in accoppiata al nero d’Avola dà vita al Cerasuolo di Vittoria, ma che caratteristiche avesse questo vitigno erano alquanto ignote.

La nascita della DOC Vittoria e il fatto che molti produttori hanno puntato a produrre frappato in purezza, imbottigliandolo come DOC Vittoria, ha aiutato questo vitigno a uscire dall’anonimato. Ma sarà proprio il Frappato di Occhipinti, che è comunque un frappato anomalo, a far conoscere questo vitigno fuori dall’isola.

Il frappato di Arianna Occhipinti viene sottoposto a un passaggio in legno abbastanza lungo ed è proprio questa la sua anomalia. Questo vitigno, infatti, è affinato generalmente solo in acciaio o in altri contenitori poco invasivi, come le anfore di terracotta. L’uso del legno con il frappato non è molto diffuso, anche perché con questa uva si è puntato a produrre vini semplici e gradevoli. L’abitudine a fare passaggi esagerati in legni fortemente tostati poco si addice a questa uva. La filosofia produttiva di Arianna Occhipinti si discosta da questa visione di vini: una filosofia che vede il territorio come principale interprete del vino e non nell’enologo, il cui ruolo deve essere solo quello di accompagnare il processo di vinificazione. Nell’affinamento del frappato Occhipinti i legni usati non sono le barriques fortemente tostate che omologano il vino, bensì i tonneau di rovere francese da 600 litri il cui ruolo è quello di sostenere l’evoluzione organolettica del vino e non di alterarla. Questa filosofia non si applica solo in cantina, ma anche nel vigneto, dove vige una lavorazione biodinamica.

Nasce così un frappato assolutamente non doppato, senza avere una muscolatura spinta; meno maschio e più femminile, che si riconosce per le sue note di erbe aromatiche che ricordano gli odori della macchia mediterranea, ma che si arricchisce di classe e di eleganza senza rinunciare alla sua identità mediterranea.

Ai due vini principale dell’azienda si sono aggiunti due vini base, l’SP68 rosso e l’SP68 bianco, il cui nome si riferisce alla strada provinciale che attraversa la zona. Il rosso è un blend, ossia un taglio, di frappato e nero d’Avola con una lunga macerazione sulle bucce e un affinamento di 7 mesi in solo acciaio. Il bianco nasce, invece, da un blend di albarello e moscato, con una macerazione sulle bucce che si attesta sui 15 giorni e un processo di affinamento uguale al rosso sia per quanto riguarda il tempo di permanenza, sia per quanto riguarda il contenitori di affinamento.

L’ultimo nato, tra la gamma di prodotti messa in commercio, è il Passonero: una vendemmia tardiva di nero d’Avola, con un appassimento di circa 10 giorni sui graticci, affinato dopo la fermentazione per un anno e mezzo su botti piccole.

Arianna Occhipinti, però, vuole continuare a sorprendere e sta lavorando su una versione spumante del frappato. Molti sono i dubbi che questo nuovo esperimento sta sollevando, ma lei sostiene che i risultati sono incoraggianti e da una ragazza con meno di trent’anni che ha cambiato le sorti di questa uva, ci si può fidare. Aspettiamo, quindi, di poter brindare il prossimo 8 marzo con una flûte di spumante Occhipinti e nel frattempo inganniamo l’attesa con il resto della produzione.

 

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