CHIUSO PER FERIE

In tutti i settori si avvertono sintomi della crisi che, sul nostro territorio e in Sicilia, in generale, si trasformano in segnali precisi di un disagio sempre crescente.

In molti di questi settori pochi e inefficaci i provvedimenti che si possono adottare per porre rimedio o anche solo lenire le difficoltà. Uno di quelli che potrebbe risentire meno degli altri della crisi, per le ridotte necessità di interventi economici e per la naturale presenza della materia prima su cui operare, è quello del turismo.

L’enorme patrimonio artistico-architettonico e naturalistico-ambientale, che è proprio di buona parte dell’isola, permetterebbe di pianificare interventi di promozione senza eccessivi investimenti in un periodo di crisi economica. Si dovrebbero studiare le strategie meno costose per attirare un flusso di visitatori che inneschi un circuito virtuoso atto a costituire il volano di un processo di ottimale sfruttamento del territorio e dei suoi capolavori.

In tal modo il turismo potrebbe essere trainante per  innescare una azione di crescita dell’apparato economico locale, favorito anche dalla discreta capacità delle strutture ricettive. Purtroppo, sembra vivere, ormai da qualche tempo, una crisi tutta sua, che affonda le radici in anni passati e in decisioni dei vertici che ne hanno provocato  una situazione al limite del paradosso.

A livello nazionale il turismo è stato affidato alle iniziative da avanspettacolo del governo berlusconiano, con una responsabile del ministero che si è dimenata solamente alla ricerca di visibilità non producendo niente di concreto, con la contestuale realtà contigua dei beni culturali vittima dei tagli anche per le spese indispensabili del settore.

A livello regionale, dopo la nefasta chiusura delle aziende Provinciali, si è assistito solo al penoso teatrino dei distretti turistici che non hanno trovato né lo spazio né i fondi per poter intraprendere un minimo cammino.

In questa tragica situazione, su cui si sono innescate politiche di marketing turistico perverse e scellerate, all’insegna di spettacoli e grandi eventi, si sono fatti strada ruberie, personaggi incapaci, politici inadeguati, in un quadro generale, dettato dagli sconvolgimenti politici, all’insegna del ‘si salvi chi può’.

La situazione non è cambiata di molto con l’insediamento del nuovo governo regionale: dopo tre mesi, i vertici sono ancora alle prese con una lodevole ‘operazione pulizia’, l’assessore al turismo non ha trovato una lira e aspetta lo stanziamento di fondi, si sa già che impronterà le politiche turistiche sull’organizzazione di grandi eventi per attirare visitatori, strategia che appare, per certi versi, discutibile come discutibili possono apparire i progetti dell’assessore alla cultura, preoccupato più di celebrare e diffondere la figura di Archimede che cercare le strategie giuste per tutelare e valorizzare, con iniziative concrete, l’enorme patrimonio culturale siciliano. Il tutto di fronte ad una stagione che è, ormai, alle porte.

In questo quadro desolante, si può dire anche di completo abbandono, si innescano problematiche di vario tipo, anche al di fuori dal turismo vero e proprio.

Lavori interminabili e ancora non consegnati per la villa del casale di Piazza Armerina, l’aeroporto di Comiso che stenta a vedere il primo atterraggio, il sud est, Patrimonio dell’Umanità, in mano a gente che, ancora dopo dieci anni, cerca le giuste strategie per un rilancio definitivo, infrastrutture al palo, aree archeologiche in rovina, bilanci in rosso dei comuni che non possono pianificare nulla per i servizi indispensabili e quindi relegano il turismo in secondo piano.

Normale intuire quali possano essere le condizioni a livello locale, dove, per manifesta incapacità, nessuno  riesce a dare vita alla benchè minima iniziativa, nemmeno quelli che si spacciavano per esperti in materia, bravi solo a sperperare i fondi in periodo di abbondanza, capaci del nulla con pochi soldi.

A tutto questo aggiungi che un quotidiano nazionale come il Corriere della Sera, una bella mattina, come quella di ieri, ti dedica una intera pagina. Viene subito da pensare a cosa è dovuto il regalo.

Ma non è un regalo, è peggio dei nostri albergatori che, per non uscire soldi, scaricano le fogne a mare.

Si legge che Aidone ha un piccolo delizioso museo, ma che la cittadina, ricca di sole cinquemila anime,  ha un solo hotel, tre b&b, tre trattorie e due pizzerie, zero di librerie, di cinema, di internet point e di autobus diretto per uno dei due aeroporti dell’isola.

Allora la trovata geniale del giornalista che, constatando che fra il paese e le vicine rovine di Morgantina non si riescono a superare i 36 visitatori al giorno in un anno, erano 60 quando ci restituirono la Venere dall’America, sempre un dodicesimo dei visitatori paganti per gli ippopotami dello zoo di Pistoia, allora, udite udite, investiamo le poche risorse disponibili per centralizzare tutti i beni mobili in due o tre musei in tutta la regione.

Certo i dati che parlano di 65 musei e siti siciliani visitati, mediamente, da 88 turisti al giorno, andando dai 1.200 del teatro greco di Taormina agli 8 a settimana dell’area archeologica di Megara Hyblaea, impongono una riflessione, ma è pur vero che non possiamo spostare le aree archeologiche o l’orecchio di Dionisio.

L’autore, con una tesi del tutto discutibile, vuole far prendere atto che l’Italia non ce la fa a mantenere tutti i musei attuali sparsi per le contrade e che la mania di dare un tozzo di pane a tutti impedisce di concentrare le poche risorse là dove sarebbe indispensabile concentrarle. Chi ha la precedenza: l’interesse nazionale o quello delle contrade, per quanto ognuno di noi ami la sua?

Viene da ridere a pensare alle conferenze di servizio e ai tavoli di concertazione per stabilire dove ubicare i musei, e scrivono sul Corriere, mentre qui ci sono fior di giovani virgulti e deliziose signorine che, pur colti e istruiti, sono limitati a scrivere su RagusaOggi.

La pagina del Corriere solleva anche un’altra problematica, questa più seria e attendibile, che, comunque fa parte dello stesso pacco regalo. Ma qui c’è poco da recriminare, anzi.

Il Satiro danzante del Museo di Mazara del Vallo è andato in prestito alla Royal Academy di Londra, l’Efebo di Mozia, dopo una permanenza a Londra per le Olimpiadi, è partito per gli Stati Uniti, al Getty di Malibu, e successivamente a Cleveland, dove resterà fino al 2014. L’efebo di Selinunte, da Castelvetrano si è spostato, sempre temporaneamente, a Shanghai, mentre il Satiro di Mazara è a Londra.

Il Corriere conclude con il Museo archeologico di Palermo, dove sono custodite le meravigliose metope di Selinunte, chiuso per restauri, e con il museo di Cefalù chiuso, dimenticando anche di segnalare la chiusura sul sito.

Servizio ineccepibile, salvo una dimenticanza, certo non grave, trattandosi della piccola provincia iblea:

L’Ercole di Cafeo, bronzo tardo ellenico conservato a Modica, non è da meno degli altri capolavori citati e va al Getty Museum di Malibu dal 3 aprile al 19 agosto. Tanto in quel periodo, da noi, non ci sono molti turisti.

E poi stanno pensando a fare una copia. Questa ancora non si era sentita !

Non oso aggiungere altro, anche perché faccio ammenda della mia profonda ignoranza: non capisco l’utile di tutti questi spostamenti. Almeno i musei e i Comuni che soffrono per i bilanci in rosso, ci ricavano qualcosa oppure la mia ignoranza mi porta a non capire che l’arte va condivisa ? Anche quando da noi arrivano i turisti !

 

Principe di Chitinnon

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