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CHI AIUTA I MALATI E I LORO FAMILIARI SIA PROTAGONISTA SILENZIOSO
17 Nov 2015 09:21
I volontari operanti nella Pastorale della salute siano protagonisti silenziosi, a sostegno dei pazienti alle prese con le proprie malattie ma anche dei loro familiari. Lo hanno detto la dottoressa Rosa Giaquinta e il dott. Rosolino Iurato entrando nel cuore del tema, vale a dire il ministero della consolazione, affrontato ieri pomeriggio nella biblioteca dell’ospedale Civile di Ragusa, in occasione del quarto incontro per volontari operanti nella Pastorale della salute, nelle cappellanie ospedaliere e per i ministri straordinari della santa comunione. Alla presenza del direttore dell’ufficio diocesano della Pastorale della Salute, don Giorgio Occhipinti, i volontari hanno avuto intanto modo di prendere visione di alcuni dati statistici concernenti l’analisi sociologica su ciò che è la fotografia del nostro tempo, con esplicito riferimento al disagio degli anziani, degli ammalati e, in generale, puntando i riflettori sulle nuove solitudini. Giaquinta e Iurato sono poi entrati nel dettaglio riguardo al significato del ministero della consolazione, illustrando quale lo spirito cattolico che poi viene assorbito dai laici al servizio della comunità. Quindi, è stato chiarito come aiutare le famiglie nella malattia e nella sofferenza, sia il paziente che i familiari. Il dott. Iurato, in particolare, ha approfondito alcuni dati statistici facendo esplicito riferimento alle patologie che si manifestano con il progredire dell’età e alle modalità per affrontarle in maniera adeguata nel domicilio del paziente oppure nelle strutture ad hoc presenti sul territorio. “Abbiamo cercato di fornire un contributo ai volontari – spiega la dottoressa Giaquinta – per una formazione non solo psicologica, e quindi cercare di comprendere che cosa è la malattia e come entrare in relazione con il malato, ma anche pratica indicando come fornire un sostegno a chi presta la propria collaborazione per aiutare gli altri e intende sentirsi protagonista silenzioso”. Don Giorgio Occhipinti, che ha ringraziato i due medici per il professionale intervento, ha spiegato che la persona malata ha bisogni che solo la scienza e la medicina possono soddisfare, ma ha in egual misura bisogno di senso di appartenenza, comunicazione, ascolto, sicurezza ed in particolare sollievo dal dolore che non ha connotazioni solo fisiche, bensì emozionali e spirituali. “Non possiamo correre il rischio – ha sottolineato – di considerare l’uomo solo come un insieme di organi ed apparati, perdendo di vista l’unicum che ciascuno di noi rappresenta”.
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