ANALIZZARE LA CERAMICA PER SCOPRIRE USI E COSTUMI DELLA PROVINCIA DI RAGUSA NEL MEDIOEVO

Venerdì 9 dicembre si è tenuto presso l’auditorium San Rocco di Ibla il quarto appuntamento di “Ergasterion – Fucina di Archeologia”, il ciclo di incontri promosso dalla sezione di Ragusa dell’associazione “SiciliAntica”. In quello di ieri pomeriggio si è cercato di riscoprire il Medioevo attraverso lo studio di reperti ceramici.

Il funzionario archeologo della Soprintendenza del capoluogo ibleo, Salvina Fiorilla è stata chiara nel suo intervento nel quale ha dichiarato che per decenni,in Sicilia,  il Medioevo è stato considerato di scarso rilievo in ambiti non strettamente specialistici. Eppure è possibile cominciare a ridisegnare le conoscenze di quest’epoca attraverso il rinvenimento nei vecchi scavi e nei materiali di magazzino: “Anche le ceramiche ci parlano, basta solo capire che cosa ci dicono”.

Nel 1991 è stata avviata la ricerca in provincia di Ragusa attraverso l’analisi su campioni di ceramiche medioevali di Camarina in “Faenza”. Nel 1994 sono arrivati contributi sui rinvenimenti d’epoca medioevale e post medioevali del castello di Comiso e del Parco Forza di Ispica. Altri rinvenimenti si segnalano al bastione della Torre di Pozzallo, nell’edificio contiguo alla chiesa del Carmine di Modica, nell’area di San Giorgio a Ragusa Ibla e nel complesso di Santa Maria delle Grazie a Vittoria.

“Per quanto riguarda Ibla – ha detto la Fiorilla – sono emerse alcune novità. Sono state infatti ritrovate anfore con decorazione a spirale. Simili, finora, erano state trovate solo a Taormina e sopra Giarratana. Questo ci porta a riguardare l’antico quartiere di Ibla da un’altra prospettiva anche perché il bordo delle anfore e gli interni ipercotti testimoniano che tali manufatti erano prodotti in questa zona”.

La storia di Licodia Eubea è invece stata raccontata da Cetta Idonea, specializzata in Archeologia classica all’Università di Catania che ha descritto il sito come un posto che può vantare origini antiche, un’area indigena ellenizzata. Solo grazie a Paolo Orsi, nel 1897, quest’area acquisì importanza e nei primi anni Novanta del secolo scorso, durante uno scavo, fu rinvenuta una fornace la cui struttura ha fornito delle indicazioni su come si svolgeva l’attività del fornaio ceramista.

La presenza di distanziatori di vari tipi dimostra che in questa fornace era prodotta ceramica molto variegata. Molti i frammenti di ceramica a vernice nera e ceramica a fuoco ritrovati, cosa che ci fa capire che c’era molta raffinatezza nella produzione. Secondo Cetta Idonea inoltre, alla luce degli altri rinvenimenti, esisteva un quartiere ceramico a Licodia, in un punto strategico per la produzione e per la comunicazione con la città stessa. Paolo Spadaro, specializzato presso l’Università La Sapienza di Roma, ha trattato poi un altro argomento analizzando le lucerne del museo civico “Belgiorno” di Modica: “Gli ambiti in cui le ho suddivise sono tre – ha affermato – il primo va dal periodo medio al tardo imperiale. A quest’epoca appartiene la lucerna a becco arrotondato e canale chiuso trovata in contrada Treppiedi. Per alcune caratteristiche del serbatoio e della spalla non è facilmente databile. Il secondo ambito ha a che vedere con le sigillate africane e tripolitane. Alcune sono state individuate a cava d’Ispica, altre con la caratteristica forma ad 8, altre ancora con la forma ad X. Rivelano un forte legame tra la chiesa paleocristiana e il paganesimo. Infine, il terzo ambito, quello delle lucerne esclusivamente siciliane”.

Ad Alessandra Cilio è invece toccato il compito di chiudere i lavori del quarto incontro di “Ergasterion – Fucina di Archeologia”. Specializzata in Archeologia classica all’Università di Catania, la Cilio si è soffermata sul quartiere artigiano di Scornavacche che lo ha definito un sito molto interessante che ha restituito numerosi reperti: “Ha fornito dati che – ha detot – solo in parte, sono finiti nelle pubblicazioni. Dal punto di vista ambientale, Scornavacche si presta bene all’attività dei ceramisti: la presenza di buona argilla, di acqua, di boscaglie, zone con alberi adatti per alimentare una fornace. Scornavacche inoltre si trova al centro dei collegamenti antichi tra la zona est, ovvero Siracusa, e la costa ovest, al centro dello snodo tra Camarina e l’entroterra, tutti elementi che hanno favorito la nascita di questo quartiere industriale”.

Dunque un incontro ricco di spunti quello di ieri che ha fatto riscoprire ai partecipanti l’importanza della Sicilia come sito archeologico medievale nel quale tanti e svariati sono i reperti e le aree in grado di raccontarla quando ancora era abitata da altre popolazioni . Il quinto appuntamento è previsto per domani, domenica 11 dicembre, giornata in cui è stata organizzata un’escursione alla “Cava della Misericordia”.

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