A ROMA E GENOVA ARRIVA FRIDA KAHLO

« Pensavano che anche io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni. » così si descriveva Frida Kahlo, all’anagrafe Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderón, messicana di origine, è stata una pittrice e artista in generale, una delle più irruente personalità femminili degli inizi del novecento.

Un temperamento perfettamente espresso nelle sue tele, la quasi totalità riproduce se stessa nella percezione del proprio dolore, fisico ed emotivo.

Frida fu una pittrice dalla vita travagliata. Sosteneva di essere nata nel 1910, poiché si sentiva profondamente figlia della rivoluzione messicana di quell’anno e del Messico moderno.

Nel 1925 è vittima di un tragico incidente che le cambiò drasticamente la vita, rinchiudendola in una profonda solitudine, che ebbe solo l’arte come unica finestra nel mondo.

La sua attività artistica ha avuto di recente una rivalutazione, in particolare in Europa, con l’allestimento di numerose mostre. In Italia viene celebrata in due città con l’omonima mostra “Frida Kahlo”, che sarà nella capitale dal 20 marzo al 31 agosto alle Scuderie del Quirinale, e a Genova presso le stanza del Palazzo Ducale, dal 20 settembre al 15 febbraio 2015. 

A seguito dell’incidente Frida dovette subire ben 32 operazioni chirurgiche. Dimessa dall’ospedale, fu costretta ad anni di riposo nel letto di casa, col busto ingessato. Questa situazione la spinse a leggere libri sul movimento comunista e a dipingere. Da ciò la scelta dei genitori di regalarle un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto, in modo che potesse vedersi, e dei colori. Iniziò così la serie di autoritratti. “Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio” affermò. Dopo che le fu rimosso il gesso riuscì a camminare, con dolori che sopportò per tutta la vita. Fatta dell’arte la sua ragion d’essere, per contribuire finanziariamente alla sua famiglia, un giorno decise di portare i suoi dipinti a Diego Rivera, illustre pittore dell’epoca, per avere una sua critica.

Proprio questo periodo costituisce l’anello di intersezione e congiunzione tra le due mostre, il nucleo originario della mostra alle Scuderie, infatti, ripercorre tutta l’attività e la vita della Kahlo, profondamente segnata anche nell’espressone artistica dai postumi dell’ incidente, e si intreccia a Genova con il lavoro di Diego Rivera, che della Kahlo fu sia marito che compagno nell’esperienza artistica, affiancata da quella politica. 

A segnare ulteriormente la sua vita e la sua produzione artistica fu il dispiacere di non aver avuto figli. La sua appassionata (ed all’epoca discussa) storia d’amore con Rivera è raccontata in un suo diario. Ebbe numerosi amanti, di ambo i sessi, con nomi che nemmeno all’epoca potevano passare inosservati: il rivoluzionario russo Lev Trotsky e il poeta André Breton. Fu amica e probabilmente amante di Tina Modotti, militante comunista e fotografa nel Messico degli anni Venti. Tutte queste esperienze sono ripercorse nel surrealismo dei suoi quadri, nei quali il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato caratterizza uno degli aspetti fondamentali della sua arte, creando visioni del corpo femminile non più distorto da uno sguardo maschile. Allo stesso tempo coglie l’occasione di difendere il suo popolo attraverso la sua arte facendovi confluire il folclore messicano.

Luca Borzani, presidente della Fondazione cultura della Sala Dogana di Palazzo Ducale, ci tiene a specificare che è la prima volta che c’è una collaborazione del genere tra le Scuderie del Quirinale e il Palazzo Ducale, e alla penna di Donatella Alfonso della Repubblica dichiara: “Io penso che sia un’esperienza inedita, perché non si tratta della circolazione di una mostra, ma di un progetto comune che porta due mostre complete nella loro autonomia e originalità. Ed è un’esperienza, che mi pare non sia mai stata realizzata in Italia, un elemento sperimentale di grande interesse: nell’età della crisi e di un necessario nuovo sistema di relazioni culturali, questa può diventare un modello”. 

Un’esperienza inedita in tutti i sensi che, magari, potrebbe intensificare altre relazioni tra le due città.

 

Melania Scrofani

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