A Modica “papà ha sparato a mamma e ha ucciso anche parte di me”. Giornata violenza sulle donne. Il racconto di Francesca

E’ straziante al tempo stesso commovente il racconto che fa Francesca, oggi una donna, della vicenda che riguarda la sua famiglia, i suoi genitori. Il papà ha ucciso la sua mamma. Proprio mentre lei era abbracciata. E in un’intervista rilasciata alla giornalista Giusi Fasano, pubblicata sul Corriere della Sera, racconta quegli attimi drammatici vissuti a Modica negli anni in cui era ancora esistente il “delitto d’onore”. Anni bui per la tutela delle donne. E nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, questo racconto per certi versi fa rabbrividire.



«Quel giorno ero con mamma – racconta Francesca al Corriere della Sera – Ci siamo fermati a fare benzina nella piazza del paese e io ero stretta a lei quando è comparso mio padre. Imbracciava il suo fucile da caccia e mi ha vista ma non per questo si è fermato. Si è avvicinato e ha fatto fuoco due volte: un colpo al cuore e uno al collo. Mamma è caduta. Io mi sono buttata su di lei, disperata. Ho rimosso il rumore degli spari ma ho negli occhi tutto quel sangue… Poi qualcuno mi ha presa e mi ha trascinata via. Avevo cinque anni e a cinque anni ancora non sai bene che cos’è la morte, ma io ho avuto chiaro fin dal primo istante che mia mamma non c’era più». È stato il 24 settembre del 1973, a Modica. 
 Lia Rizzone Favacchio aveva chiesto la separazione dal marito e aveva «osato» ricostruire la sua vita lontano da lui, assieme alle sue due bambine. A distanza di 49 anni Francesca – la bambina che la vide morire – torna con la mente indietro. 





«Una parte di me è morta quel giorno assieme a lei… – racconta ancora alla giornalista Fasano – Non sono stata una bambina spensierata ma col tempo ho riparato, e se oggi dovessi parlare a un’orfana di femminicidio come me, mi sentirei di darle speranza perché adesso si può fare molto. Ci sono strumenti, aiuti, associazioni. Quella bambina invece ha dovuto cavarsela da sola».

La Fasano chiede se “Non ha mai pensato che suo padre avrebbe potuto uccidere anche lei?”. E Francesca risponde: «Convivo con questo pensiero fin dal primo istante. Quando sono diventata grande ho parlato con un’amica di mamma. Ho saputo che mio padre l’aveva minacciata molte volte, anche se davanti a noi non era mai successo. Non riusciva ad accettare il fatto che lei lo avesse lasciato. L’amica mi ha spiegato che quando mamma capì che le minacce erano serie chiese aiuto al suo avvocato e lui le disse: signora non si preoccupi, eviti di stare sola, esca con le sue bambine e le tenga sempre strette a sé, vedrà che non le farà del male. Ha sminuito la sua paura e mi fa rabbia che questo sminuire succeda a volte ancora oggi. Per non parlare della narrazione dei fatti sui giornali dell’epoca…Oscena. C’erano dicerie nel paese, si diceva che mia madre aveva un altro uomo e le lascio immaginare le reazioni nella Sicilia di quei tempi… I giornali scrissero che lui amava la moglie e le figlie, poverino, che era stato lasciato solo, parlarono di raptus, di atto istintivo… Allora era ancora in vigore quella vergogna che si chiamava delitto d’onore. Nessuno scrisse che lui mentre la minacciava le diceva: io ti ammazzo, tanto con il delitto d’onore mi faccio solo tre anni…».

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