A “METAMORPHOSEN” LA GENZIANA D’ORO

La giuria internazionale del 62° Trento Film Festival della Montagna ha assegnato la Genziana d’Oro, al ventitreenne regista tedesco  Sebastian Metz per il film Metamorphosen.

La pellicola, in bianco e nero, racconta di una catastrofe ambientale, in una piccola città russa Musljumowo, dovuta ad una incidente nucleare per una esplosione,  che contaminò  una  estesa area dei monti Urali, avvenuta negli anni ’50 e della popolazione abbandonata a sé stessa, che tuttora ne sta subendo  le terribili conseguenze, perché ancora adesso abita nel territorio e lungo il fiume Techa dove tutto è  inquinato.

Metz ha lavorato con integrità  e sicurezza, senza compromessi. I protagonisti vengono trattati con rispetto  e sensibilità, in un paesaggio meraviglioso e avvelenato.

Questione molto interessante, perché riporta il tema oramai  praticamente dimenticato, dei disastri nucleari prima di Cernobyl.

Da quando nel 1948 l’Unione Sovietica costruì a Majak un impianto di produzione di materiale nucleare (in particolare plutonio) per la fabbricazione di bombe atomiche per contrastare la supremazia statunitense, diventò uno dei siti più contaminati del pianeta, a causa dello sversamento dei  rifiuti radioattivi rilasciati nel fiume dal 1949 al 1956. Ci fu poi un’esplosione (quella di cui si parla nel film) il 29 settembre 1957 di un deposito di materiali radioattivi causato da un guasto al sistema di raffreddamento ad acqua dei serbatoi e diffusi anche nell’atmosfera. Uno degli incidenti più gravi della storia, che contaminò 23.00 chilometri quadrati.

Ma non basta. Il lago Karachay veniva usato per lo scarico delle scorie radioattive. Nel 1967, dopo un lungo periodo di siccità, diminuì drasticamente  esponendo all’aria i sedimenti radioattivi, inquinando ancora la zona. Sono stati  calati blocchi di cemento per evitare il ripetersi dell’evento. Per anni il lago è sparito dalle carte geografiche. Ora è riapparso, ma non è prudente  sostare nelle sue vicinanze !

In pratica non si sa come stoccare in sicurezza le scorie radioattive e le conseguenze per la salute e l’ambiente sono disastrose. Ma basta ricordare gli incidenti recenti.

La Genziana d’Oro del CAI (Club Alpino Italiano) è stata assegnata al regista  polacco Bartek Swiderski quale miglior film sull’alpinismo Sati, un ricordo toccante dell’alpinista Piotr Morawski, che conquistò sei Ottomila in Himalaya nel 2009, attraversi le parole della moglie Olga.

La Genziana d’Oro Città di Bolzano per il miglior film di esplorazione  e avventura è andata Janapar: love on bike del regista inglese  James Newton . Un’avventura di vita attraverso un lungo viaggio in bicicletta.

Tutto il festival, assieme con le manifestazioni  di contorno, hanno creato come anche nei precedenti festival, un clima estremamente interessante e coinvolgente.

 

 

 

 

 

 

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