SE L’ALCOL DIVENTA PROTAGONISTA NELLA VITA DI MOLTI

Come spesso accade la notizia è stata “liquidata” dalla stampa locale in una cosidetta “breve”. Venti righe che tra l’altro, con l’ormai consueto metodo del “copia e incolla”, è apparsa uguale su tutti gli organi di informazione locali.

La signora C.O. di anni 19, sposata, nata e residente a Ragusa, ha provocato un incdente in via del Mare a Marina di Ragusa. Al volante della sua Citroen ne ha perso il controllo finendo addosso ad una Fiat Uno parcheggiata e rovinando anche l’ingresso di una privata abitazione,. All’esame con l’etilometro dei Vigili Urbani la giovane iblea è risultata con un livello superiore a quello consentito dalla legge. E del resto, a scanzo di dubbi, gli stessi Vigili Urbani avevano notato e verbalizzato un “forte alito vinoso”.

L’ennesimo episodio, si dirà. Certo, è così: sempre più numerosi gli incidenti provocati da guidatori ubriachi. E quando ad esserlo sono i ragazzi “reduci” delle serate del sabato nelle discoteche e nei pub, la cosa appare grave e preoccupante. Quando sono uomini di mezza età che tamponano perchè i riflessi sono inevitabilmente rallentati dalla birretta di troppo è sempre preoccupante ma ci si convince che al giropizza bastava prendere due bottiglie anzichè tre di bionda.

Il fatto è che a 19 anni, sposate, e ubriache al voltante, è una categoria che non appariva nell’elenco “naturale” degli ubriachi, delle potenziali vittime dell’alcol. La notizia non può essere relegata tra le brevi. I Vigili Urbani hanno fatto il loro dovere, mandando via posta elettronica la “velina”. Ma è dovere del giornalista segnalare in maniera ben più marcata l’accaduto e altrettanto doveroso deve essere l’intervento delle autorità (quali? non so rispondere alla mia stessa domanda) in termini di studio, analisi, provvedimenti conseguenziali per limitare (e perchè no, abbattere) il fenomeno.

Il danno non è certamente quello alla Citroen e alla Uno (e fin quando non c’è di mezzo il danno alle persone siamo tutti sollevati), quanto alla collettività iblea, che un tempo, nemmeno molto lontano, relegava gli ubriachi tra i reietti, tra gli emarginati. L’alcol era compagno di vita (e sopratutto di morte) delle fasce bassissime della popolazione. Oggi il goccetto se lo fanno tutti, ma proprio tutti, dai tredici ai novanti anni. Il fatto è che qualche goccetto in più e si finisce con l’auto contro un muro. Bisognerebbe fare quello che Alberto Moravia fece ora sono trenta anni fa: dichiarò la guerra “un tabù”, perchè solo i tabù sono rispettati, o almeno ci si scandalizza quando vengono violati. Sappiamo come andò a finire la cosa: da allora ci saranno state non meno di venti guerre serie e anche più numerose guerre locali. Allora dobbiamo dichiararci sconfitti davanti ad un così triste fenomeno qual’è la diffusione capillare dell’alcol? Temo di si.

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