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Li chiamavano “eroi del covid” ma ora sono stati gettati via. La rabbia dei biologi: “Noi, esclusi dalla proroga”

Li chiamavano eroi, ma ora sono rimasti fuori dai giochi. E’ notizia di queste ultime ore: i “precari covid” avranno una proroga fino al 30 aprile prossimo. Ma di questa proroga non ne usufruiranno tutti coloro che hanno lavorato duramente durante l’emergenza pandemica. Biologi, educatori professionali, assistenti tecnici, collaboratori tecnici ingegneri, ausiliari e operatori tecnici autisti sono rimasti fuori da questa ulteriore proroga che è stata concessa e stabilita dall’assessorato regionale alla salute in seguito alle novità introdotte con il decreto Milleproroghe.


Si stima che in provincia di Ragusa resteranno a casa circa 80-90 persone. Una di queste è Milena Sammatrice, biologa di 29 anni, che ha lavorato da febbraio 2022 nell’hub vaccinale al centro ASI. Fra le sue mansioni, oltre alla somministrazione dei vaccini, anche l’effettuazione dei tamponi: “Siamo sempre stati in prima linea, nei drive in e negli hub. E adesso?”, si chiede Milena e con lei tutti i biologi dell’Asp di Ragusa.

IL PROBLEMA DELLA PIANTA ORGANICA

I biologi, è bene ricordarlo, dal 2018 rientrano nelle professioni sanitarie ma subiscono un trattamento difforme rispetto alle altre categorie. Dapprima subiscono un taglio delle ore, che passano da 38 a 19 fino a dicembre 2022, a 3 ore fino al 28 febbraio, per poi ritrovarsi alla porta.

“Noi ci chiediamo: come può una pianta organica stilata in un periodo pre pandemico, soddisfare le esigenze sanitarie in un periodo post pandemico? Sembra quasi che questa pandemia non abbia insegnato nulla se non continuare ad eseguire tagli su personale specializzato e formato che potrebbe solo rendere migliore la sanità. Per quale motivo non viene effettuata la revisione della pianta organica?”, si chiede Milena Sammatrice. Tra l’altro, i biologi potrebbero benissimo lavorare all’ARPA o negli uffici analisi: la loro professione, insomma, potrebbe essere “sfruttata” anche per altre mansioni, non soltanto per l’emergenza fatta da tamponi e vaccini.


Di certo, però, non è loro intenzione stare con le mani in mano: “Noi andremo avanti con le rappresentanze sindacali. Ci faremo sentire e abbiamo in animo di effettuare altre manifestazioni. Vogliamo ricordare, infatti, che durante il clou della pandemia ci chiedevano di processare anche 400 tamponi al giorno. E adesso, invece, siamo stati praticamente gettati via”.