Politica

Tempo di agorà (democratiche)

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Vito Piruzza, componente della direzione provinciale del PD. Ecco il testo integrale.

Ed eccoci arrivati a settembre, il mese delle “Agorà Democratiche”.

A Ragusa l’appuntamento arriva dopo la Festa Regionale dell’Unità, che ha costituito un momento di confronto e di visibilità del PD, sebbene non si possa celare che alcuni incontri, anche molto interessanti, hanno scontato una partecipazione ridotta di pubblico.

Il segretario nazionale del partito, Enrico Letta, sin dall’inizio ha riservato all’appuntamento delle Agorà una attenzione particolare, chiarendo che esse devono costituire un momento di riflessione e, in qualche modo, di rifondazione delle categorie politiche che ispirano il PD, e un nuovo modo di garantire la massima apertura e partecipazione a un partito che, da diversi anni, mostra segni di “stanchezza” (basti ricordare le dimissioni dell’ultimo segretario nazionale).

La riflessione non riguarderà solo i contenuti culturali e i valori ispiratori, ma dovrà focalizzarsi anche sulla partecipazione e sulla capacità di coinvolgimento di quel “mondo” che vede nei valori della solidarietà, della giustizia sociale, della lotta alle disuguaglianze discriminatorie ed escludenti, la chiave di lettura cui ispirare la “riforma” della nostra società.

Il segretario cittadino di Ragusa, sia in dibattiti interni che in momenti pubblici, ha messo in evidenza il rischio che le Agorà possano rappresentare, per persone che non condividono i nostri valori, l’occasione per usare il PD come trampolino di lancio per le proprie ambizioni personali. Devo convenire che il rischio teoricamente esiste – come è dimostrato dalle varie “conversioni interessate” che hanno contrassegnato anche il periodo della segreteria Renzi (si veda ciò che è successo a Catania) – ma, da un lato, questo rischio mi sembra poco attuale atteso che queste figure, normalmente, sono interessate ai partiti che hanno il vento in poppa (e in questo momento Lega e Fratelli D’Italia rappresentano per loro un approdo molto più semplice e affine alle loro idee) e, dall’altro, un partito a cui si può aderire on line deve avere (ed ha) altri strumenti per evitare questo rischio rispetto alle barriere all’ingresso.

In verità, l’argomento del dibattito non è rappresentato dalle persone di destra che potrebbero utilizzare il partito. L’attenzione deve rivolgersi ai tantissimi compagni di strada di centrosinistra che, negli ultimi anni, hanno abbandonato l’impegno diretto o si sono rifugiati nel mero civismo, a causa dei molteplici motivi di delusione che il nostro partito ha fornito loro. E sono in tanti!

Basti pensare che, dell’attuale gruppo dirigente del PD della nostra città, pochissimi oltre me possono vantare di essere stati fra i “soci fondatori”. Per strada si sono persi troppi “veri democratici e vere democratiche” che aspettano dal partito un segnale di apertura “reale” e non solo parole. In un periodo in cui la crescita delle destre sembra destinata a durare sarebbe da irresponsabili rinchiudersi a riccio.

Se si vuole davvero rifondare il PD e tornare ad essere competitivi elettoralmente di questi tantissimi amici non possiamo fare a meno!

Il PD aveva l’aspirazione (velleitaria?) di “essere” il centrosinistra (partito maggioritario) ma continua ad avere il ruolo di “guida” del centrosinistra, ruolo al quale non può abdicare per inseguire risentimenti e perpetuare faide che, per il centrosinistra, sono state una jattura e che perpetuandosi rischiano di comprometterne definitivamente l’appeal elettorale.

Un gruppo dirigente maturo e responsabile deve analizzare con razionalità i processi che sono intervenuti nel centrosinistra; non può farsi scudo dei formalismi statutari per autoassolversi da tutte le spaccature che si sono consumate e deve rivisitare in modo critico le proprie scelte. In democrazia esiste un giudice inappellabile: il popolo elettore.

Tutte le volte che nel centrosinistra si è creata una spaccatura e la maggior parte degli elettori hanno scelto – nell’ambito del centrosinistra – il candidato alternativo al PD, il nostro partito ha abdicato al suo ruolo politico, ha sbagliato in ogni caso: non ha intercettato il sentire comune del proprio elettorato e, per un partito che vuole essere il punto di riferimento del centrosinistra, questo equivale a una sconfitta doppia.

I risultati delle divisioni nel centrosinistra in provincia di Ragusa per il PD sono sotto gli occhi di tutti: una serie di brucianti sconfitte alle quali non possiamo rassegnarci. E la terapia non può certo essere perpetuare le divisioni!!!

Quindi non basta dirsi sostenitori della segreteria Letta; se si vuole davvero il successo del PD e non solo il mantenimento dello status quo, bisogna cogliere l’occasione delle Agorà per una reale (e non solo enunciata) apertura del partito. Temo infatti che, per il PD, sia l’ultima occasione per tornare a motivare il popolo che dice di voler rappresentare e raccoglierne il consenso necessario e vitale per la vita democratica del nostro Paese/Territorio.
Vito Piruzza – Componente della Direzione Provinciale