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Patrizio, ragusano bloccato in Austria: “Siamo rimasti soli, non sappiamo cosa fare e come tornare a casa”

Qualcuno si è chiesto come se la stanno cavando i ragazzi che si trovavano all’estero dopo che è scattata l’emergenza Covid-19? Noi si. Patrizio Cafiso è un ragazzo di appena 20. Ragusano, lavora in una grande compagnia alberghiera internazionale, e a Vienna fa il cuoco. Da quando è scoppiata la pandemia, Patrizio è rimasto letteralmente bloccato in Austria. Il governo austriaco ha dichiarato lo stato di emergenza e per questo ogni attività lavorativa che non sia la vendita dei farmaci o dei generi alimentari è stata bloccata. Patrizio, messo in cassa integrazione, non può uscire, non può lavorare e non può neanche rientrare a casa.

“Sono rimasto paradossalmente bloccato qui, nel mio mini-appartamento. Dovevo andare in ferie il 21 marzo con un volo da Vienna a Catania. Ma quando Conte ha dichiarato lo stato di emergenza il mio volo è stato annullato. A quel punto mi sono rivolto all’ambasciata italiana. Mi hanno prospettato due soluzioni: prendere un autobus, naturalmente a spese mie, che mi avrebbe lasciato al confine e da lì arrivare in Sicilia sarebbe stato un mio problema, oppure fare uno scalo a Parigi. Purtroppo, due giorni dopo la Francia ha chiuso le frontiere con l’Austria e da allora sono bloccato qui”.

Patrizio vive in uno studentato, insieme ad altri ragazzi italiani che si trovano nella sua stessa situazione. Ma com’è la situazione Coronavirus in Austria: “Onestamente non sembrano particolarmente preoccupati. Siamo in stato di emergenza, come in Italia, quindi sono aperti solo le farmacie e supermercati, ma ci sono troppe persone in giro e poche di loro indossano le mascherine. Secondo me, non hanno capito la gravità della situazione. Il governo austriaco ci dà l’impressione di non essere chiaro su quale sia la reale portata dell’epidemia in Austria”.

In questa situazione, è difficile per un ragazzo riuscire a sopportare la solitudine, costretto in un piccolo appartamento, senza poter lavorare e senza la possibilità di rientrare a casa: “Ci sono altri ragazzi italiani nella mia stessa situazione, anche qui in Austria e certamente nel resto del mondo. Vorrei dare voce a tutti quei ragusani, quegli italiani, rimasti bloccati all’estero per motivi burocratici, proprio come me. Non sappiamo cosa fare, siamo soli, non sappiamo come muoverci. Mi auguro che al più presto si trovi una soluzione, vorrei poter passare la quarantena con la mia famiglia. Stare da soli a 20 anni è veramente brutto”.