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L’elica ed il timone, elementi centrali del nuovo monumento ai migranti inugurato a Pozzallo

Sono gli elementi, l’elica ed il timone, significativi del monumento ai migranti nel ricordo di una tragedia in mare che portò a registrare un bilancio pesante, 45 morti asfissiati e schiacciati trovati nelle stive di un peschereccio che aveva portato fino alle coste iblee, in quel lontano mese di luglio del 2014, centinaia di migranti. Per l’esattezza sarebbero dovuti essere 611 ed invece i superstiti erano stati 566 dopo il ritrovamento di 46 cadaveri nelle stive dell’imbarcazione “governata” da due scafisti che erano stati identificati ed arrestati dopo le prime indagini da parte delle forze di polizia. Quel giorno il sindaco Roberto Ammatuna aveva pronunciato parole di tristezza: “è un momento triste per la città di Pozzallo, per la provincia di Ragusa, per l’Italia – aveva detto durante l’ultimo saluto interreligioso sulla spiazzale della Capitaneria di porto – salutiamo questi uomini con il dolore nel cuore sperando che queste tragiche morti finiscano qui. Io voglio essere il sindaco della città della vita, non della città della morte”.

Gli anni sono passati, quasi 20 anni dal quel 2014, e Pozzallo continua nel suo cammino di solidarietà ed accoglienza.

Ieri pomeriggio l’inaugurazione del tratto a nord del lungomare Raganzino con nuove opere di riqualificazione e fruizione del  litorale pozzallese. “Aver posizionato, al centro del nuovo tratto, un monumento dedicato ai migranti è un importante simbolo di solidarietà e memoria – ha detto il sindaco Roberto Ammatuna – esso rappresenta fraterna accoglienza, la diversità, la forza dell’umanità e le sfide affrontate dai migranti nel cercare una vita migliore. L’elica ed il timone, elementi centrali e significativi del nuovo monumento. Ringrazio il Prefetto di Ragusa Giuseppe Ranieri per l’instancabile azione propositiva nei confronti del Ministero degli Interni per il finanziamento dell’intero tratto, il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Ragusa rappresentato dall’Ingegnere Giovanni Di Stefano e dal Capo Reparto Carlo Tidona che fu il primo nel 2014, in occasione di quella tragedia, ad intervenire ed a coordinare le operazioni di estrazione dei corpi esamini dei migranti. La sua toccante testimonianza è stata per tutti motivo di grande riflessione, così come la benedizione impartita da Don Salvo Bella. Ringrazio quanti hanno partecipato a questa importante iniziativa a testimonianza della grandezza della nostra città, vera porta del Mediterraneo”.