LA MEDICINA PER TUTTI I MALI

 

La comunicazione è una delle cose più abusate che conosca. Non c’è situazione problematica, conflittuale, che non si pensi possa sanarsi con una “buona”, corretta comunicazione. Come a dire che se si incontrano  un metalmeccanico e un esponente del club Bilderberg, basterà che entrambi si dicano schiettamente, serenamente, correttamente le cose che servono e magicamente il primo cesserà di vivere di stenti e il secondo di lucrare sul debito pubblico dello stato!

E’ solo una questione di comunicazione.

Andando a ritroso possiamo senza dubbio pensare che se gli incontri fra Hitler, Chamberlain, Stalin e Daladier  fossero stati gestiti , diretti da un esperto di comunicazione, certamente il mondo avrebbe evitato la tragedia del secondo conflitto mondiale. Si sarebbe trovato senz’altro un modo per comprendere tutti le necessità di tutti.

Di più: se vi trovate in metropolitana a New York e qualcuno, puntandovi un coltello alla gola, vi chiederà amabilmente di dargli il vostro orologio e il vostro portafogli e la vostra catenina d’oro, sarà sufficiente comunicargli per bene il vostro stato d’animo e la considerazione che avete del suo per convincerlo a desistere. O addirittura a chiedervi scusa!

Per non parlare poi del grande equivoco che attraversa la pratica quotidiana di tanti operatori del comportamento umano, in base al quale ogni conflitto emotivo, affettivo, relazionale, si scioglie se vi spruzzate sopra l’acido muriatico della buona, corretta, sana, equilibrata comunicazione.

O dell’ancor più grandioso equivoco secondo il quale persino la sofferenza del vostro corpo deriva da una scorretta comunicazione fra voi e voi, fra una parte di voi e l’altra parte di voi, e così via, di comunicazione in comunicazione.

Sembra inevitabile: in uno scritto critico sulla comunicazione abbiamo scritto la parola “comunicazione” 11 volte!

Mi torna in mente la storiella del tizio che si sentiva braccato da un persecutore. Dopo numerose volte in cui aveva ricevuto il consiglio di rivolgersi a questi “comunicando” correttamente con lui, il tizio un giorno si ferma di scatto durante uno dei tanti scontri verbali, si rivolge al persecutore e gli dice espressamente: “scusa, ho sbagliato a considerarti il mio aguzzino; ti dico correttamente che sei semplicemente un povero stronzo!”