Riceviamo e pubblichiamo dalla Caritas di Ragusa una riflessione sul decreto immigrazione e sicurezza lanciato da Governo Conte su input del ministro Salvini: “Da diversi anni la nostra Caritas opera, oltre che in favore delle vecchie e nuove povertà, sul versante della grave marginalità. Questo intervento che opera in rete con i servizi pubblici e altre organizzazioni del terzo settore si svolge in favore delle persone che versano in situazione di povertà estrema (senza dimora, irregolarità giuridica, persone detenute o ex detenute, con dipendenza da alcool e droghe, con disagio psichico, etc.). Indirettamente è un’azione che opera a favore anche dell’intera popolazione con interventi che si traducono in maggiore benessere per tutti.
Una parte delle persone in grave marginalità sociale sono migranti e forti di questa esperienza vorremmo mettere in luce quali rischi corre la coesione e la giustizia sociale dall’adozione di un approccio esclusivamente securitario, che esclude del tutto dal suo orizzonte l’agire sociale e che non considera più il valore della persona umana.
Tralasciando le considerazioni sulla legalità e costituzionalità delle misure contenute nel recente Decreto su sicurezza e immigrazione, sono almeno 4 i punti che mettiamo in luce affinché chi davvero ha a cuore i diritti di tutti, possa far sentire la propria voce durante l’iter di conversione in Parlamento:
La Caritas di Ragusa esprime, inoltre, la preoccupazione che un tale approccio, oltre a ledere la vita e i diritti di migliaia di persone migranti presenti in Italia, sia al contrario dannoso anche per il nostro Paese e il nostro territorio, in termini di mancata integrazione, scarsa coesione, aumento di condizioni di marginalizzazione, sfruttamento, lavoro nero, microcriminalità e, dunque, insicurezza. Una preoccupazione che si unisce alla consapevolezza che a fronte di una lievitazione del numero dei richiedenti asilo diniegati la nostra Chiesa locale non potrà fare fronte da sola alla complessa domanda sociale che ne deriverà, in assenza delle Istituzioni pubbliche”.