APPALTI TRUCCATI A NAPOLI, NEL MIRINO ANCHE IL PREFETTO IURATO ORIGINARIA DI SANTA CROCE

Arrestato l’amministratore delegato di Telespazio (che ha il suo impianto principale nella Piana del Fucino, nella Marsica), chiesta l’interdizione dai pubblici uffici per l’ex prefetto dell’Aquila Giovanna Maria Rita Iurato. Questi i primi passi della Procura di Napoli nell’ambito di un’inchiesta che verte su presunti appalti illeciti riguardanti il centro elettronico nazionale della Polizia di Stato, che ha sede nel capoluogo campano. Nell’inchiesta della Procura napoletana è coinvolto anche Francesco Subbioni, amministratore delegato di Electron Italia (gruppo Selex Elsag) anche lui finito in carcere. 

Secondo le accuse, i due rappresentano il fulcro di un sistema di illeciti finalizzato all’aggiudicazione di appalti pubblici in materia di sicurezza. Risultano coinvolti anche l’ex questore di Napoli, Oscar Fiorolli (ai domiciliari) e Mario Mautone ex provveditore alle opere pubbliche per la Campania e il Molise, già condannato nell’ambito del processo “Romeo” per corruzione per avere fatto parte di un sistema che il giudice ha definito “traffico di influenze”. 

In questa nuova inchiesta della Procura di Napoli, sfociata negli arresti di uomini di vertice delle istituzioni e manager di società legate a Finmeccanica, vengono contestati a vario titolo i reati di turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio e corruzione. Il blitz ha visto la Polizia tributaria dare esecuzione a 12 ordinanze di custodia cautelare, di cui 4 in carcere. Sono stati posti sotto sequestro beni per 50 milioni di euro a carico delle società coinvolte Elsag Datamat ed Electron. Mec. 

La Procura partenopea, inoltre, ipotizza che Carlo Gualdaroni e Francesco Subbioni, nel ruolo di ad di Elsag Datamat il primo e di Electron Italia srl il secondo, avrebbero stretto “relazioni affaristiche” illecite con l’ex questore di Napoli e l’ex provveditore alle opere pubbliche con lo scopo di influenzare l’esito degli appalti pubblici affidati nell’ambito dell’ambizioso progetto per la creazione di un mega sistema di videosorveglianza cittadino e provinciale. Tale progetto sarebbe, poi, dovuto sfociare in un grande sistema informatico, da collocare nel centro polifunzionale della Polizia di Stato, dove sarebbero state raccolte tutte le informazioni sulla sicurezza territoriale. 

Dalle indagini è emerso anche il coinvolgimento di altri due uomini di Elsag, Guido Nasta e Luigi De Simone, entrambi ai domiciliari, i quali attraverso l’intermediazione di Lucio Gentile (finito in carcere) avrebbero agito in combutta con i due principali attori di questa vicenda, Gualdaroni e Subbioni. Nell’ambito di questo sistema, secondo l’accusa, si interisce anche Enrico Intini (ai domiciliari) amministratore dell’omonimo gruppo imprenditoriale edile che avrebbe messo a disposizione i propri mezzi, concretizzando il binomio tecnologia-mattone, allo scopo di ampliare i guadagni dell’associazione. Per 4 persone infine (Roberto La Rocca, Fabrizio Zanela, Antonio Burinato e Paolo Gustuti) è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.