ALLARME AMAZZONIA

Si estende per quasi 7 milioni di Kmq (per il 65% in territorio brasiliano), contiene il più grande sistema fluviale del mondo e circa il 20% di tutta l’acqua dolce del Pianeta: è la maestosa e meravigliosa foresta amazzonica, la più grande porzione di foresta al mondo. «Si stima inoltre che sia l’habitat di un quarto di tutte le specie conosciute sulla Terra, incluso il giaguaro (una delle specie animali che più rischia l’estinzione a causa della scomparsa del suo habitat), il delfino rosa e molte specie di bradipo. Infatti, il bacino amazzonico è uno dei posti più ricchi sul Pianeta quando si parla di flora e fauna: 427 specie di mammiferi, 1.294 di uccelli, 378 di rettili, 426 di anfibi e circa 3.000 specie di pesci» 2.5milioni di specie di insetti e 80.000 specie di piante. In essa e di essa vivono almeno 24milioni di persone appartenenti a 350 gruppi etnici di cui 60 in isolamento volontario; per essi «la foresta è essenziale per la loro sopravvivenza, perché fornisce loro cibo, rifugio e medicine, oltre ad avere un ruolo importante nella loro vita spirituale». 

«Ad oggi, quasi 700 mila Kmq di foresta amazzonica brasiliana sono stati distrutti – corrispondente a più di due volte la superficie della Polonia. Circa il 18% della foresta amazzonica in Brasile è andato perso negli ultimi trent’anni. Al pari della sua incredibile ricchezza biologica, l’Amazzonia svolge un ruolo fondamentale nell’aiutare a controllare i livelli atmosferici di anidride carbonica. Gli alberi assorbono enormi quantità di CO2, aiutando così a contrastare le emissioni di gas serra provocate dall’attività dell’uomo. Il bacino amazzonico è un vasto deposito di carbonio, ne contiene circa 100 miliardi di tonnellate, più di dieci volte le emissioni annuali mondiali di combustibile fossile». Enorme e fondamentale il suo ruolo nella lotta contro il cambiamento climatico.

Ma tutto ciò sta scomparendo, pian piano, giorno dopo giorno; in totale ogni anno ne vengono distrutti 1 milione e 600mila ettari.

È quanto emerge da un’indagine condotta da Greenpeace e durata più di due anni dove si dimostra che il legno venduto in tutto il mondo e principalmente in Europa, Stati Uniti ed Israele, proviene in gran parte dal taglio illegale di alberi che sta distruggendo l’Amazzonia. Purtroppo il governo brasiliano, “motivato” dalla pressione di alcune lobby, ha allentato le maglie alle normative forestali in modo che il sistema di controllo possa venire aggirato con molta facilità “legalizzando” di fatto la deforestazione, condannando così a morte il più grande patrimonio di biodiversità del Pianeta.

L’oggetto del desiderio delle multinazionali del legno è principalmente l’ «ipé», un gruppo di specie di alberi dal legno di notevole qualità,  conosciuto anche come il nuovo mogano e come questo molto pregiato e di altissimo valore commerciale, per cui l’industria del legno non si fa scrupoli, per ricercarlo, di addentrarsi più possibile nella foresta fino al suo cuore ed infliggere ferite mortali.

Ciò ha fatto registrare un aumento del tasso di deforestazione del 28% tra agosto 2012 e luglio 2013. La deforestazione sta provocando ingenti danni su molteplici fronti:«La foresta primaria viene tagliata e degradata, aprendo la strada a ulteriori attività di sfruttamento come l’allevamento e l’agricoltura estensiva. Il taglio illegale è anche causa di conflitti sociali, caratterizzato da fenomeni di lavoro in condizioni di schiavitù e da atti di violenza contro chi vi si oppone».

Per Greenpeace è indispensabile un nuovo modus operandi per arginare tale fenomeno che consiste nel fornire alle comunità gli strumenti per una gestione forestale sostenibile; nel rafforzare e far rispettare le normative per la salvaguardia della foresta da parte del Governo brasiliano, in modo che gli acquirenti esteri abbiano la certezza che il taglio del legno sia in conformità ai regolamenti di salvaguardia ambientale e dei diritti delle popolazioni della foresta.

(Fonte: Greenpeace, Il legno illegale che distrugge l’Amazzonia)