Un sogno nel blu. A Marina di Ragusa l’opera-installazione dell’artista Sandro Bracchitta. Una barca-guscio che viaggia sul mare in tempesta

 

MARINA DI RAGUSA – L’oro e il blu dell’artita Sandro Bracchitta vestono da domenica 30 giugno la parete frontale del Met, il noto locale di Marina di Ragusa che torna ad ospitare il progetto d’arte urbana #met2b – Urban Art Meeting 2019 per la sua ottava edizione, che porta l’arte tra la gente, in un luogo insolito. L’oro, della forza espressiva della speranza di vita e della sopravvivenza, e il blu, delle onde marine e insieme del cielo notturno, sono i colori fondanti dell’opera “Un sogno nel blu”.

E’ il sogno di quei corpi stremati dal freddo nella traversata di un mare che ingoia storie di vita per poi chiudere le fauci nell’azzurro del cielo, il sogno dai colori violenti delle coperte isotermiche che proteggono l’esistenza in una lotta impari con la natura.

Un sogno che trova dimora nella barca-guscio plasmata da Bracchitta che rifulge dai toni aspri della denuncia, ma persegue quelli della raffinata narrazione visiva, in cui le parole sono colori e le forme segni, per gridare quel dramma sociale che sono le migrazioni.

Così la barca-guscio si arrampica sulla grande tela vergine della facciata frontale del Met, nella nuova visione del progetto d’arte urbana, voluto da Thomas Battaglia del Met, con la direzione artistica degli architetti Danilo Dimartino ed Elisa Muccio: non più il contest, come avveniva nel passato, ma un lavoro da solista che vede quest’anno protagonista l’artista siciliano, che sul foglio bianco della parete scrive la storia di quel Mare Nostrum che è luogo di speranza e di oblio al tempo stesso.

“La barca, che è un guscio, un suo simulacro scheletrico – scrive Elisa Mandarà nella nota critica a corredo dell’opera – ovvero una sorta di scarno contenitore, parallelo all’oggetto poetico-compositivo della ciotola, presenza archetipica centrale nella produzione dell’artista Bracchitta, come correlativo oggettivo d’un’ampia polisemia connessa all’accogliere, al ricevere, al contenere.

La sua barca-guscio guarda al Mare Nostrum, silente e ieratico con le sue vicende millenarie, con la sua equivalenza semantica primaria di viaggio. Sfavilla l’oro dell’involucro isotermico sotto i giochi della radiazione solare – continua la critica Mandarà – mentre i blu sono sopiti in attesa della notte che li accenda, in tutta la loro allusività fisica e metaforica alle onde marine, che non esclude che il blu sia pure il colore del cielo e che, Kandinskij docet, il blu richiami l’uomo verso l’infinito”.

Forte il messaggio lanciato dall’artista Bracchitta durante l’opening: “La mia ricerca artistica va oltre i temi dell’attualità e delle polemiche politiche. In una location come quella del Met, dove ci si ritrova per momenti di convivialità, magari semplicemente per bere un drink, ho pensato che la nostra società guarda alle luci della festa di un mondo volutamente dorato, dove tutto è bello e buono. Le luci sono rassicuranti, ci fanno pensare che tutto vada per il meglio. Ma non è così, come sappiamo.

E poi c’è il blu del mare, che è il blu scuro della tragedia. Il sogno lega questo mare blu scuro al mondo dorato che ho voluto rappresentare per creare i contorni della barca utilizzando le coperte isotermiche che vengono date ai migranti quando sbarcano, il primo momento di incontro con quella che, almeno nella speranza, rappresenta la loro nuova vita. Non è e non vuole essere un’idea onirica, ma un’idea di speranza e al tempo stesso di disperati, laddove i disperati non sono solo quelli che prendono una barca, abbandonano tutto quello che hanno e tentano il viaggio della speranza, ma sono anche i disperati che sono ai margini della nostra società e che le luci dorate e accecanti nascondono nel tentativo di comunicarci sempre e solo l’idea di benessere, lo stesso che anche i migranti nelle barche inseguono. Ma sappiamo tutti che non è così.

Da qui la scelta dei materiali per un’opera che di giorno luccica con il suo dorato e che di notte viene sovrastata dal blu delle onde scure, quasi inghiottita. Tutto è partito da un segno, così come il racconto della barca e del mare, con le sue onde che non sono calme ma che diventano percorso di un tumultuoso tragitto. Ho affrontato la fragilità di questo viaggio, rappresentato dalla barca-guscio piena di speranza, con la voglia di arrivare, di sopravvivere, come tanti nuovi Robinson, mentre le onde, che di sera nell’installazione sono luminose, nascondono la barca dorata, che è poi anche il drink della nostra falsa società felice.

Un modo per intrecciare i destini di una stessa comunità. Ed allora se siamo comunità, tutti noi siamo all’interno di quella barca. Se la nostra società vuole creare bellezza, allora deve essere anche una bellezza umana, deve saper accogliere. Una bellezza disumana secondo me non è una bellezza”.

Con “Un sogno nel blu” il #met2b – Urban Art Meeting diventa, oggi più che mai, arte che scende in strada, luogo d’incontro e confronto attorno a un intervento che si eleva a espressione alta di una creatività che si rivolge al dibattito pubblico, che stimola un’analisi critica, che si apre alla rilettura ragionata della contemporaneità.

Il tutto mantenendo una eleganza di fondo che nella sua grazia espressiva diventa ancora più incisiva: “L’oro e il blu di Sandro Bracchitta – si legge nei testi critici di Mandarà – esplodono il suo sogno, affabulante di mare e miraggi, in una visionarietà nitida, che deposita sensi e incanti oltre la fugacità di quello che appare e che brilla”. L’opera resterà allestita fino al 30 settembre.

 

 

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