Stella, la tartaruga soccorsa a Marina di Ragusa conquista la rivista National Geographic

E’ approdata sulla prestigiosa rivista “National Geographic” la storia di Stella, tartaruga della specie Caretta caretta che è stata soccorsa qualche settimana fa a Marina di Ragusa.

Tutto è iniziato, come racconta il sito, quando l’attenzione di alcuni diportisti francesi in vacanza a Marina di Ragusa è stata attirata da una piccola tartaruga che annaspava in superficie. Recuperata dal natante, l’animale si mostrava incredibilmente priva delle pinne anteriori.

Il 5 novembre scorso, l’animale è stato inizialmente affidato alle cure dei custodi del porto. Da qui la staffetta: l’animale è stato prima consegnato alla Protezione Civile e da questa al vittoriese Rino Strano,  che ricopre il ruolo di tutore delle tartarughe ed è inserito in uno specifico elenco nazionale che comprende le persone autorizzate a toccare le Caretta Caretta. Questa specie di tartarughe è infatti in via d’estinzione e vi sono delle rigide regole di soccorso. Lo stesso Strano ha poi affidata Stella a Gino Galia, volontario del WWF di Licata e componente del progetto Life Euroturtle, di cui fa parte anche Strano. Galia l’ha infine trasferita al Centro Recupero tartarughe marine di Lampedusa, diretto dalla biologa Daniela Freggi.

Inizialmente, si è ipotizzato che l’animale fosse nato senza pinne, poiché i moncherini non presentavano segni o ferite recenti. Le prime visite hanno però evidenziato la presenza di un amo da pesca nell’esofago ed è stato approntato un intervento chirurgico per la rimozione dello stesso, eseguito dal professor Antonio Di Bello,  del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari, esperto noto a livello mondiale nella chirurgia delle tartarughe marine, animali per cui necessita una conoscenza specifica. Secondo gli esperti, quindi, la presenza dell’amo potrebbe spiegare la perdita delle pinne anteriori, forse da imputare alla lenza che, attorcigliatasi attorno alle estremità, avrebbe col tempo lesionato le pinne a tal punto da staccarle dal corpo. I moncherini si sarebbero quindi perfettamente cicatrizzati. Il resto della lenza invece, che a causa della costante frizione ha procurato delle ulcerazioni all’esofago, avrebbe raggiunto il punto di rottura ed è andata perduta.

 

Già subito dopo l’operazione, Stella ha potuto finalmente mangiare piccoli pezzi di triglie, calamari e gamberetti dopo molto tempo di digiuno forzato. Le sue condizioni appaiono in miglioramento, ma il suo futuro rimane incerto. La mancanza delle pinne, infatti, non le consente di immergersi e, di conseguenza, di per potersi alimentare in natura e poter riprendere il mare. Tuttavia, i biologi che la hanno in cura non disperano e sperano di verificare, nel corso della riabilitazione, se sarà in grado di acquisire l’abilità di nuotare in profondità.

 

 

 

 

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