Modica si avvicina a grandi passi verso il dissesto. Il Sindaco resiste ancora proponendo un nuovo ricorso.

Il dissesto al Comune di Modica sembra ormai un dato inevitabile.

La deliberazione del 24 luglio n 151  della Corte dei Conti  dichiara inammissibile il ricorso presentato dall’amministrazione comunale sulla rimodulazione del Piano di riequilibrio finanziario.

Il piano che originariamente era stato   pensato dall’amministrazione Buscema in ventennale, Abbate, per spalmare il debito di 72 milioni in un arco più ampio di tempo, aveva richiesto invece un rientro in trent’anni.

La Corte dei Conti di fatto ha respinto questo punto e rileva  che  persiste la mancanza dei «presupposti e delle pre-condizioni di attendibilità e sostenibilità del Piano» ed inoltre ribadisce che non sono stati raggiunti gli obiettivi intermedi di risanamento oltre alla «incapacità persistente di affrontare adeguatamente e comprovare l’effettivo conseguimento di risultati attendibili»

Il Sindaco Abbate non si è ancora perso d’animo però ed ha già intenzione, a detta dei suoi, di proporre l’ennesimo ricorso.

I margini pare ci siano perchè in altre occasioni simili la Corte dei Conti, su esplicito altro ricorso, pare sia tornata indietro sulle proprie decisioni ammettendo una dilazione più lunga.

Si sta già contattando un professionista di Orvieto esperto in materia e che potrebbe risultare l’ultima vera spiaggia prima della dichiarazione formale di dissesto.

Il Comune ha ancora trenta giorni di tempo per appellarsi.La rimodulazione di un Piano di riequilibrio non può costituire un mero escamotage per ritardare la dichiarazione di dissesto».

Bisognerà poi attendere la ulteriore risposta della magistratura contabile.

Non se ne parlerà quindi prima dell’anno nuovo eventualmente prima che la decisione di dissesto finanziario venga formalizzata.

Ovviamente c’è già molta maretta all’interno dei gruppi consiliari che forse solo adesso dinnanzi ad un inequivocabile stato di fatto, iniziano a dubitare fortemente della politica finanziaria del Sindaco Abbate che piuttosto che procedere sul solco del rigore praticato dalla precedente amministrazione, ha preferito agire diversamente giungendo ad un tale stato di cose.

La dichiarazione di dissesto  verrà  adottata, tramite apposita deliberazione, dal Consiglio Comunale che  deve valutare le cause che hanno determinato il dissesto.

Essa non è revocabile e deve essere accompagnata da una dettagliata relazione dell’organo di revisione economico finanziaria che analizzi le cause che hanno provocato il dissesto. E’ poi trasmessa, entro 5 giorni dalla data di esecutività, al Ministero dell’interno ed alla Procura regionale presso la Corte dei Conti competente per territorio. Infine è pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana a cura del Ministero dell’interno, unitamente al decreto del Presidente della Repubblica di nomina dell’organo straordinario di liquidazione

Il crac produce come primo effetto una sorta di paralisi della vita dell’ente, soprattutto in ambito economico-finanziario e sociale. In primis si pone fine alle gestioni economiche “dissennate” e si obbliga l’ente ad applicare i princìpi di buona amministrazione, al fine di non aggravare la posizione debitoria .

Sul piano finanziario alla data della dichiarazione e sino all’approvazione del rendiconto non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti dell’ente per i debiti che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione.

Tra l’altro i pignoramenti eventualmente eseguiti dopo la deliberazione dello stato di dissesto non vincolano l’ente ed il tesoriere, i quali possono disporre delle somme per i fini dell’ente e le finalità di legge.

Altro particolare sono i debiti. Quelli insoluti e le somme dovute per anticipazioni di cassa già erogate non producono più interessi né sono soggetti a rivalutazione monetaria. Il Comune che va in dissesto non può contrarre mutui e non può impegnare per ciascun intervento somme complessivamente superiori a quelle definitivamente previste nell’ultimo bilancio approvato, comunque nei limiti delle entrate accertate.

Tra le conseguenze che andranno a ricadere direttamente sulle tasche dei cittadini, ovviamente, c’è l’aspetto fiscale. Per le imposte e le tasse locali, infatti, le aliquote e le tariffe di base vengono innalzate nella misura massima consentita: la delibera non è revocabile ed ha efficacia per cinque anni. Per la tassa smaltimento rifiuti solidi urbani, gli enti che hanno dichiarato il dissesto devono applicare misure tariffarie che assicurino complessivamente la copertura integrale dei costi di gestione del servizio.

Altro particolare che riguarda molto da vicino i modicani qualora venisse dichiarato il dissesto sono i servizi a domanda individuale in cui rientrano le mense scolastiche, il costo di gestione deve essere coperto con proventi tariffari e con contributi finalizzati almeno nella misura prevista dalle norme vigenti.

Ma oltre alle conseguenze di carattere finanziario ed economico, ci sono anche quelle sul piano politico. Gli amministratori che la Corte dei Conti riconosce responsabili, anche in primo grado, di danni cagionati con dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario, non possono ricoprire, per un periodo di dieci anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali e di rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni ed organismi pubblici e privati, ove la Corte, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile.

I sindaci e i presidenti di provincia ritenuti responsabili, inoltre, non sono candidabili, per un periodo di dieci anni, alle cariche di sindaco, di presidente di provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei consigli comunali, dei consigli provinciali, delle assemblee e dei consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo.

Sul piano prettamente sociale l’ente locale dissestato è obbligato a rideterminare la dotazione organica, dichiarando eccedente il personale comunque in servizio e in sovrannumero rispetto ai rapporti medi dipendenti-popolazione (definiti in base al decreto emanato con cadenza triennale dal Ministero dell’Interno), fermo restando l’obbligo di accertare le compatibilità di bilancio. I dipendenti dichiarati in eccedenza sono collocati in disponibilità. Il personale a tempo determinato deve essere ridotto a non oltre il 50 per cento della spesa media sostenuta a tale titolo per l’ultimo triennio antecedente l’anno cui l’ipotesi si riferisce.

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