L’ultimo saluto al giovane migrante morto appena sbarcato

“Ogni uomo è mio fratello” – questa la consapevolezza consegnata da padre Gianni Treglia nel breve ma intenso momento di preghiera con cui è stato salutato, nel Santuario della Madonna delle grazie e dopo al cimitero, Tesfom Tesfalidet, ragazzo eritreo morto all’Ospedale di Modica dopo lo sbarco. “Non sappiamo molto di lui – ha ancora detto il missionario che insieme ad altri missionari è venuto nella nostra terra per aiutare l’incontro con il mondo che viene da noi – ma sappiamo che è un figlio di Dio, e quindi mio, nostro fratello, e quindi degno di amore”. Un amore che nel saluto si è espresso in una presenza commossa di volontari, istituzioni (il sindaco di Pozzallo Ammatuna, l’assessore Floridia di Modica, la dott. ssa Mallemi per la prefettura), operatori della Misericordia. Un amore che è diventato ascolto del grido con cui Gesù nella sua passione si è identificato con la sofferenza di tutti: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Grido che deve scuoterci perché si passi dalla morte alla vita, e il segno del Risorto diventa concreto quando nessun uomo viene abbandonato

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