Le lacrime di tutti per il piccolo Great. A Scicli i funerali del bambino migrante di 3 anni, annegato durante il naufragio. Oggi siamo tutti più tristi.

Le lacrime che sono come fendenti al cuore. Piangere per la triste scomparsa di un bambino di tre anni, un migrante che insieme alla sua mamma ha cercato solo di poter immaginare una nuova vita. Ed invece la sua vita è stata spezzata durante il naufragio che ha coinvolto l’imbarcazione che li stava portando in Italia lasciandosi alle spalle un passato di guerra e povertà.

Oggi siamo tutti più tristi perché piangiamo un bambino morto e con lui i tanti migranti che continuano a morire mentre politici sempre più imbecilli su queste morti fanno speculazioni politiche per cercare facili consensi elettorali, iniettando la paura tra la gente. E’ un’ondata da regolamentare? Forse si, ma c’è innanzitutto un’emergenza umanitaria a cui dare risposte.

Si chiamava “Great” il piccolo bambino. In inglese il suo nome significa “grande”. Un piccolo che non diventerà mai grande perché le onde del mare Mediterraneo hanno inghiottito la sua vita. Il suo corpicino, approdato ormai esanime al porto di Pozzallo qualche giorno fa, è stato contenuto in una bara bianca attorno a cui si sono stretti gli studenti del liceo Cataudella nella chiesa di San Giovanni a Scicli. Sopra margherite intrecciate che formano un cuore. E dietro c’è la mamma che piange senza poter trovare consolazione perché quel futuro che immaginava in Italia, in Europa, da qualche parte nel mondo, lontano dalla propria drammatica situazione personale, lo immaginava soprattutto per il piccolo Great più che per lei stessa.

“Così come noi studiamo la storia che è stata scritta in passato, i futuri millennials studieranno le pagine che stiamo scrivendo noi, che di certo non raccontano di un periodo fiorente”,hanno letto gli studenti durante l’omelia, dopo aver citato la canzone di Francesco De Gregori, “La storia siamo noi”.

“In una società così egoista abbiamo spesso difficoltà a restare umani di fronte a certe situazioni. Sarebbe più opportuno mettere da parte le ideologie politiche, le paure e le parole – hanno continuato gli alunni – Nessuno si illuda. Questo bambino, come tanti altri, figlio della nostra terra, figlio della nostra società, è morto inseguendo una speranza”.

Il bambino ha perso la vita nel naufragio del sei novembre, in cui la guardia costiera libica ha ostacolato le operazioni di salvataggio dell’ong tedesca Sea Watch.
Al funerale hanno partecipato la viceprefetta Concetta Caruso, i rappresentanti delle forze dell’ordine, l’ex sindaco di Pozzallo, Lugo Ammatuna. E il sindaco di Scicli, Enzo Giannone: “Non si può morire così. Vogliamo scuotere le coscienze, fare capire a questo Occidente che non si può continuare in questo modo. Che non si può assistere a tragedie così immani”.

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