LA MORTE INVISIBILE SI CHIAMA MUOS

In una partecipata conferenza organizzata dal Comitato di Base NoMuos di Ragusa è intervenuto Rino Strano, ambientalista e responsabile del WWF, il quale senza troppi giri di parole ha messo in guardia i presenti sui rischi derivanti dall’installazione di questi eco mostri, spiegando in termini esaurienti il funzionamento delle parabole del Muos nel sistema delle guerre moderne e l’importanza strategica della base americana di Niscemi nella rete della comunicazione militare mondiale.

Si chiama Muos (Mobile User Objective System) ed è un mega impianto di comunicazione ad altissima frequenza di esclusiva proprietà dell’esercito americano, al di fuori dei trattati Nato. Il sistema bellico permetterà ai militari a stelle e strisce non solo di comunicare in tempi dieci volte più rapidi degli attuali, ma anche di pilotare a distanza i droni militari (aerei senza pilota) con copertura globale. Una delle quattro stazioni terrestri è presente, appunto, all’interno della riserva naturale “sughereta” di Niscemi, definito sito di interesse comunitario (sic). Oltre all’impatto ambientale, se si considera che il raggio di azione di queste onde elettromagnetiche copre una distanza di ben 140 chilometri il rischio salute per i cittadini è molto elevato. Di fatti uno studio del Politecnico di Torino pare confermare ogni preoccupazione. Dai dati emersi risulterebbe che i campi elettromagnetici prodotti andranno a interferire con alcune delicate apparecchiature elettriche come ad esempio bypass e pacemaker. L’esposizione a queste onde, anche se non eccessive ma prolungate nel tempo, possono produrre gravi insorgenze tumorali. Inoltre gli stessi tecnici del Politecnico di Torino hanno messo in luce evidenti problematiche legate alla funzionalità e sicurezza dell’aeroporto di Comiso in quanto le antenne produrranno effetti di disturbo alle comunicazioni radar con conseguenze devastanti a partire dai possibili aerei che ne vedrebbero coinvolti. Per di più la fondatezza di quest’ultimo problema è data dal cambio di ubicazione tra l’originario sito di Sigonella ed il finale Niscemi.

Durante l’incontro a dar sostegno a queste, ed altre, tesi si aggiungono anche i dati dell’Arpa (agenzia regionale protezione ambientale) che ha installato, poco fuori il centro abitato di Niscemi, delle centraline per il rilevamento dell’inquinamento elettromagnetico: i risultati emersi in due mesi di monitoraggio hanno rilevato un campo elettromagnetico molto vicino alla soglia di attenzione. “E’ chiaro” – spiega Rino Strano –  “che l’aggiunta di altre antenne, specialmente se potenti come quelle del sistema Muos, porterebbero questi valori oltre i limiti consentiti dalla legge”.

Ma allora chi ha autorizzato questo impianto ? Chi ha deciso di installare il Muos a Niscemi con conseguenze anche per il territorio ibleo ? Tutto ebbe inizio nel 2001 anno in cui venne siglato un accordo bilaterale tra gli USA e l’Italia dall’allora Governo Berlusconi, nel 2006 il Governo Prodi ratificò l’accordo e impose il rispetto delle normative in materia di inquinamento ambientale ed elettromagnetico dando mandato alla Regione Sicilia dell’ex governatore Cuffaro di dare i relativi nulla osta.

Il caso. Per la realizzazione dell’impianto Muos gli USA hanno già pagato oltre sei miliardi di dollari alla multinazionale Lockheed Martin, ma nella cittadina niscemese non ci sarà nessun vantaggio economico, anzi. I dieci milioni di euro di opere pubbliche da concretizzare con i soldi degli americani sono andati ad una ditta a cui è stato revocato il certificato antimafia, la Calcestruzzi Piazza.

Oltre al danno, arriva puntuale la beffa.

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