Intervista a Gianni Bocchieri: “La Ragusa che amo deve ancora crescere. Ecco cosa non va e come cambiarla”

Fautore della presenza a Ragusa dell’iniziativa “Panorama d’Italia”, attuale direttore dell’Assessorato regionale alla Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, docente universitario a contratto all’Università di Bergamo, già capo della segreteria tecnica al Ministero dell’Istruzione nella passata legislatura, Gianni Bocchieri è ragusano, anzi ragusanissimo. E’ con lui che iniziamo una serie di interviste dedicate a Ragusa.

Proprio nella Regione lombarda ha scardinato e modificato il sistema della formazione finanziando direttamente i disoccupati ed i corsisti, piuttosto che gli enti formatori, che vengono pagati solo sulla base dell’occupazione generata dagli stessi corsi di formazione. Una soluzione che adesso anche la Regione Sicilia vorrebbe imitare e non a caso proprio a Bocchieri sta chiedendo consigli.

L’abbiamo incontrato alla pasticceria Di Pasquale dove, quando torna nei suoi numerosi rientri a Ragusa nel fine settimana, è solito ritrovarsi insieme agli amici per confrontarsi proprio sulla vita cittadina. E del resto è, sicuramente, un osservatore d’eccellenza, perché ama tanto Ragusa e i ragusani ma, per il lavoro che svolge, è distaccato al punto giusto da non aver intorpidita quella sana vena critica. E così tra i bassi e gli alti che si registrano a Ragusa, gli abbiamo chiesto di fare un’analisi sulla nostra città.

– Quali sono i punti di forza su cui puntare per il rilancio della città barocca?
“Come nelle favole, Ragusa deve rompere l’incantesimo di essere splendida e prorompente come il suo barocco della rinascita settecentesca – spiega Gianni Bocchieri – Serve uno scatto di orgoglio che parta dal recupero dei valori della sua tradizione e dalla consapevolezza della propria forza imprenditoriale, artistica, culturale. Trenta anni fa, ai colleghi universitari milanesi dovevo precisare che Ragusa fosse una provincia siciliana; ora posso distinguere solo tra chi l’ha già visitata (e vuole tornarci) e chi non ci è ancora venuto (e vuole farlo presto). Ragusa vive un inedito interess per tre fattori: siamo patrimonio dell’Unesco e questo attira il turismo culturale, e poi c’è il successo del Montalbano televisivo, che ha proiettato il nostro territorio nell’immaginario nazional-popolare, con ricadute economiche rilevanti per il territorio. Infine, l’aeroporto di Comiso, che rappresenta un’importante base logistica per rompere l’isolamento infrastrutturale. A questi fattori, si sta aggiungendo un protagonismo individuale che ha fatto dire al Censis che Ragusa è la provincia con la maggiore densità di chef stellati e che ha portato nostri giovani talenti ad affermarsi sulla ribalta nazionale. Penso a Giovanni Caccamo che ha vinto Sanremo Giovani, penso a Lorenzo Licitra che ha appena vinto X-Factor, a Deborah Iurato che ha vinto Amici, senza dimenticare il piccolo Alessandro Gibilisco, quest’anno arrivato terzo allo Zecchino d’Oro. Ci sono tutti gli ingredienti indispensabili per quello scatto d’orgoglio necessario a far diventare strutturali fattori che rischiano di essere solo congiunturali”.

– Cos’altro serve per consolidare questa rinascita ragusana?
“Serve una classe dirigente che s’incarichi di una visione alta, di promuovere un disegno di sviluppo duraturo. Le prossime elezioni comunali rappresentano un’occasione che non può essere mancata, che non può essere sprecata in perversi giochi dei diversi schieramenti politici e che non può rattrappirsi dentro perimetri delle singole vanità personali, seppure molto estesi. La speranza è che i ragusani possano scegliere tra diversi modelli di gestione e di sviluppo della città e che possano stavolta votare a favore di un programma di governo e non contro l’operazione trasformista “gattopardesca” di cinque anni fa, che ha lasciato tossine ancora in circolo nel ventre molle della politica ragusana”.

– Come ha visto, in questi anni, la Ragusa grillina? E quale eredità ci lascia la Giunta del Movimento 5 Stelle alla luce anche della non ricandidatura del sindaco Federico Piccitto?
“La sensazione è che nemmeno loro si aspettassero di vincere e che siano arrivati impreparati al compito. La Giunta è sembrata subito incerta, intrappolata nella difficoltà di declinare il verbo grillino in concrete azioni di governo cittadino. Era inevitabile che cadesse in pesanti contraddizioni, come quella eclatante delle royalties dello sfruttamento dei giacimenti petroliferi, diventata emblema proprio della contraddittorietà a cinque stelle sulla stampa nazionale. La rinuncia alla ricandidatura del sindaco Piccitto ha sicuramente una valenza positiva perché segnerà una sicura discontinuità anche nell’ipotesi di una nuova affermazione del Movimento Cinque Stelle. L’auspicio è che l’eredità di questo mandato non si aggravi proprio in questi ultimi mesi. E questo lo dico anche rispetto alle cose più semplici che possono sembrare perfino banali ma che, in un’ottima più generale, tali non sono e rischiano invece di creare danni permanenti . Un esempio? In queste settimane a Ragusa si è parlato dei numerosi flop del Natale Barocco con concerti in piazza San Giovanni andati praticamente deserti a fronte di un costo complessivo della programmazione natalizia di circa 100 mila euro. Si è speso, sono state fatte delle scelte, su cui non entro nel merito, ma è mancata la pubblicità e l’adeguata attività di comunicazione. Addirittura il programma natalizio è stato presentato in conferenza stampa a ridosso del suo avvio e le brochure illustrative sono state distribuite nelle mani dei commercianti il 24 dicembre. Non mi sembra che questa possa essere considerata una seria programmazione che possa quantomeno attirare un minimo le presenze turistiche. E’ un po’ allo stesso modo di quanto accaduto in estate. Anche in quel caso manifestazioni di scarsa rilevanza, presentate tardivamente e iniziate praticamente quasi a Ferragosto. Se questa è programmazione! E di certo un turista che deve prendere l’aereo per arrivare a Comiso non può essere sollecitato appena qualche giorno prima quando la concorrenza è l’intero mondo”.

– E parliamo proprio dell’aeroporto di Comiso. Un’infrastruttura dalle enormi potenzialità in cui però sembrano credere in pochi. 
“Si, ho letto Il Sole 24 Ore e lo studio realizzato da Bankitalia, che conferma il successo del nostro territorio proprio sui tre fattori di cui ho sempre parlato: aeroporto di Comiso, patrimonio Unesco, Montalbano televisivo. Ho anche letto le dichiarazioni amareggiate dell’amministratore delegato Giorgio Cappello che rileva come da una parte la Regione e dall’altra il Comune di Ragusa, che non sblocca le annunciate e promesse risorse provenienti dalla tassa di soggiorno, stiano causando problemi economici alla stessa società di gestione all’interno di una pianificazione economica che servirebbe per ripianare le passività. Eppure non credere sull’aeroporto di Comiso, cioè un’infrastruttura che abbiamo a 15 minuti da Ragusa, mi sembra davvero un atteggiamento miope non fosse altro che più turisti significherebbero più tassa di soggiorno ma anche più soldi in giro nell’economia locale e di conseguenza anche più guadagni perfino per gli enti pubblici attraverso l’Irpef. Io ente pubblico investo ma ne avrò sicuramente un ritorno quintuplicato, così come ne gioverà il territorio. Non comprendere questo aspetto mi sembra davvero incredibile. Cappello dice che il Comune di Ragusa non risponde nemmeno al telefono quando chiama per sapere che fine ha fatto la tassa di soggiorno annunciata per l’aeroporto di Comiso. Ed allora mi chiedo a qual gioco si gioca? Si scherza su temi così importanti? Si ha la giusta consapevolezza di quel che si sta facendo? E se a questo aggiungiamo le lamentele delle associazioni di categoria dei commercianti, come l’Ascom, che denunciano pubblicamente l’assenza di programmazione ed iniziative anche nel campo dello sviluppo economico locale, allora le preoccupazioni sul futuro di Ragusa aumentano vertiginosamente”.

– In queste settimane un altro caso che sta appassionando la città e il dibattito politico riguarda il bando, del valore di 500 mila euro, per la gestione del museo del costume del castello di Donnafugata. Che ne pensa?
“Ho visto che attorno a questo bando c’è un grande fermento anche perché il museo del costume rappresenta sicuramente un importante progetto di rilancio per l’intero sito. Ma il bando è stato gestito in modo molto discutibile anche dal punto di vista strettamente burocratico-procedurale, tant’è che è stato ritirato e poi ripubblicato senza quel documento mancante che ne aveva determinato il ritiro. Sono poi mancate per giorni le risposte a diversi altri quesiti che mi risultano essere stati opportunamente formalizzati. Infine il nuovo differimento dei termini di scadenza. Per evitare i soliti sospetti, proprio questa Giunta dovrebbe avvertire l’esigenza di ritirare il bando e se proprio ritiene di non poter aspettare la prossima legislatura, lo rifaccia con più cura ed in modo più trasparente inserendo i requisiti che permettano una partecipazione più ampia anche alle imprese del territorio”.

– Siamo ad inizio del 2018 che è anche l’anno in cui Ragusa andrà nuovamente alle elezioni per il governo locale. Cosa si augura?
“L’auspicio è che Ragusa possa vivere quello scatto d’orgoglio a cui facevo riferimento inizialmente anche perché ci sono tutte le condizioni per poter voltare pagina seriamente. Credo che i ragusani lo meritino e credo anche che ciascuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo in termini di idee, progettualità e consapevole presenza in una polis da costruire”.

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