IL GIOCO, ATTIVITA’ DETERMINANTE PER LA CRESCITA PSICO-FISICA, PUO’ ESSERE ANCHE PATOLOGIA.

 Il gioco è un’importante attività per il sano sviluppo dell’individuo, anche durante l’età adulta, in quanto permette di scaricare lo stress e l’aggressività in modo sano. Diventa patologia nel momento in cui si trasforma in “azzardo”, non riuscendone più a farne a meno. Ciò accade in maniera progressiva, quasi senza rendersene conto, fino a ritrovarsi ad un punto di non ritorno: l’aver perso tutto. Il giocatore patologico vive nell’illusione di poter controllare il gioco e il suo rapporto con esso; lo pratica perché gli procura “forti sensazioni”; di base vi sono quasi sempre un basso livello di autostima, alta competitività, irrequietezza e sintomi depressivi. Il problema è in costante aumento anche perché è in aumento la reperibilità dei giochi d’azzardo, dato che a quelli “classici” si sono aggiunti quelli “tecnologici”. L’homo ludens globalizzato continua il suo viaggio nel mondo della scommessa quindi con i videopoker, reperibili nei vari bar e sale da gioco sparse per la città e, se ciò non bastasse, può comodamente giocare sui siti di azzardo on-line. Ciò è, inoltre, continuamente comunicato e reso noto da simpatiche pubblicità che vengono trasmesse nelle fasce orarie più “calde”, con attori o personaggi dello spettacolo famosi e divertenti per i più. Il rischio di andare al di là del “GIOCA IL GIUSTO” è sempre più valicabile. Più sale la febbre del gioco più aumenta la misura del “giusto” da poter giocare per rifarsi delle perdite già avute.  Le macchine da gioco elettroniche sono tra le forme di gioco d’azzardo che più creano dipendenza. In Italia sono quasi migliaia, per un giro d’affari che nel 2000 ha sfiorato i 4 miliardi; nel 2007 più di 42 e nel 2011 (con la crisi in corso) si è arrivati a 80 miliardi, senza contare le somme dei circuiti illegali, che aumenterebbero la cifra circa del 10 %. A questi numeri se ne aggiungono altri, quelli dei giocatori patologici in cura o che stanno male: circa un milione, mentre quelli a rischio sono quasi il doppio. Riguardo le normative che ne dovrebbero regolare l’uso, queste sono in continuo cambiamento e anche se l’utilizzo è riservato a maggiorenni spesso anche i minori giocano continue partite. Una politica e un’azione di prevenzione non può prescindere da una politica generale di promozione della salute. Ciò significa il riconoscimento del gioco d’azzardo patologico come problema di sanità pubblica, verso il quale dovrebbero esserne riconosciuti i rischi connessi. In realtà, quest’anno, il decreto legge Balduzzi ha inserito la Ludopatia tra le “malattie” emergenti. Ma  si respira delusione per i contenuti del decreto, che sembra solamente avere funzione simbolica. Regolamentare e controllare i luoghi di gioco, aumentare e rafforzare all’interno della comunità le risorse umane per l’aiuto, l’assistenza e il supporto, e sviluppare, grazie alla famiglia e alle scuole, le abilità personali dell’individuo, allontanandolo dalla possibilità di diventare un potenziale giocatore d’azzardo, con tutto ciò che attiene alla funzione educativa, è necessario e indispensabile per la prevenzione e riduzione dei rischi.

 

 

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