I parrocchiani delle “Anime Sante” di Ragusa solidarizzano col sacerdote ricattato a fini sessuali e scrivono al Procuratore. Nel mirino i giornalisti.

Un gruppo di parrocchiani della parrocchia Anime Sante del Purgatorio di Ragusa intervengono sulla vicenda che ha visto il loro parroco coinvolto in una vicenda di ricatti a sfondo sessuale. Lo fanno scrivendo al procuratore della Repubblica di Ragusa e puntando il dito contro i giornalisti, rei, a loro avviso di aver violato la privacy del sacerdote.

Ecco il testo della lettera:

“Preg.mo Procuratore,

siamo un gruppo di parrocchiani della parrocchia Anime Sante del Purgatorio di Ragusa ed altri cittadini. La vicenda recentemente evidenziata da vari organi di stampa riguardante il parroco della nostra parrocchia Purgatorio di Ragusa, don Giorgio Scrofani, vittima di una storia di ricatto a sfondo sessuale, ci lascia sgomenti e profondamente indignati per come è stata letteralmente condotta e sbandierata sulla pubblica piazza da alcuni organi di stampa nonostante, supponiamo, sarebbe dovuta essere coperta da segreto d’ufficio.

Siamo cristiani e, con questa, certamente non vogliamo difendere o giustificare la mancanza in cui è caduto il sacerdote, ma neanche giudicarlo perché questo non tocca a noi e tanto meno agli organi di stampa. Il prete della sua condotta morale, che non lede i diritti di altri, deve rendere conto prima a Dio, come deve fare ogni cristiano, poi al suo confessore e in ultimo al vescovo.

Ci chiediamo: anche se per noi cristiani non sono atti buoni, dal punto di vista giuridico, è un reato avere rapporti sessuali con adulti consenzienti? Se la cosa è stata denunziata alle forze dell’ordine, ogni riferimento alla persona, in questo caso il parroco, non doveva restare ignota? Chi ha passato alla stampa notizie riservate che ledono la privacy? Quale garanzia dà lo stato ad una persona che per essere tutelata e aiutata da esso denuncia coraggiosamente le angherie e violenze di qualcuno, confessando le proprie “debolezze”, e poi si ritrova, al pubblico ludibrio? La stampa, o il giornalista, ha il diritto in nome della libertà che le compete di intentare un processo mediatico, con nome e cognome della persona, erigendosi a moralista e inquisitore e giudice infallibile? È lecito alla stampa presentare immagini di monumenti o avvenimenti di cose che non hanno niente a che fare con l’argomento con il rischio di far intendere a chi legge o sente la notizia che l’accusato da essa sia un’altra persona? (il riferimento è alle immagini mandate on line della festa di S. Giorgio e del Duomo che non hanno niente a che vedere con il parroco del Purgatorio)

Pertanto nell’esprimere la nostra vicinanza e solidarietà cristiana all’anziano sacerdote per come è stato così violentemente esposto alla pubblica gogna, La preghiamo di valutare se a vario titolo e a vari livelli si possa individuare una eventuale ipotesi di reato in relazione alla violazione e divulgazione di atti giudiziari e di dati sensibili ed eventuali illeciti da parte di alcuni giornalisti.

Con profonda stima, la ringraziamo”

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