Dalla Champions ai dilettanti: l’altra faccia del pallone. Due lati della stessa medaglia: così vicini, così lontani

Il calcio come lo conosciamo oggi vive di gioielli, fuoriclasse, talenti e tanto sfarzo. Portato dai diritti tv, sponsor, stadi moderni, mercato orientale, magnati e sceicchi. Uno sport in mano a pochi, anzi pochissimi. Tanto che, oggi, è possibili pagare un giocatore 220 milioni di euro, o versargli uno stipendio da 70 milioni lordi annui. Un calcio senza più confini, dove i Mondiali nel 2022 si disputeranno in Qatar in nostro pieno inverno, dove ora giocatori nel pieno della propria carriera migrano in Cina, dove la Coppa Intercontinentale ha perso tutto il proprio fascino, allargandosi a squadre di Oceania ed Africa a soli scopi elettorali.

In Europa c’è un Paese che domina, guardando tutti dall’alto anche con evidente distacco. È la Premier League, che con un giro da 5 miliardi di euro mette sul piatto un potere economico senza eguali, spalmabile su praticamente tutti i club appartenenti al massimo campionato ed allargandosi anche alla serie inferiore, dove è possibile trovare club capaci di spendere anche cifre a più zeri, cosa impensabile ad esempio da noi.

L’arrivo in pompa magna del Psg non ha portato al campionato francese quel cambio di rotta che ci si aspettava, ancora piuttosto indietro tecnicamente, mediaticamente ed economicamente rispetto agli altri top campionati europei, ovviamente eccezion fatta per i parigini e, in minima parte, il Monaco. Subito dietro l’Inghilterra c’è una Spagna perennemente legata agli affari di Barça e Real: persino Atletico, Valencia e Siviglia non riescono a fare in modo che la penisola iberica possa in qualche modo avvicinarsi allo strapotere britannico.

L’Italia piange, almeno fino alla scorsa estate. Le ultime due sessioni di mercato hanno riportato lo Stivale all’attenzione degli esperti di mercato, con alcune operazioni a grandi cifre, segnale di una lenta ma graduale ripresa. A tutti i livelli, il calcio italiano prova a ripartire, anche dalle provincie. Ha fatto scalpore ad esempio il trasferimento dell’ex Juventus Almiron, nei Dilettanti dell’Acireale.

A trarre profitto dall’ascesa della squadra siciliana fra i professionisti poteva essere il Ragusa Calcio. Per i siciliani tempi duri, con una vittoria su 13 partite, in un campionato che ha sin dall’inizio e come da aspettative mostrato un livello di competitività piuttosto alto.

Una sezione dilettantistica al centro dell’attenzione come non mai, negli ultimi tempi, in seguito alle elezioni del nuovo Presidente Figc, in sostituzione dell’ex n.1 della Lega Dilettanti, Carlo Tavecchio. La disfatta Mondiale deve rappresentare il punto di rottura con un passato che ci ha visto toccare il punto più basso nella storia del calcio italiano.

Occorre ripartire dai giovani, sviluppare vivai floridi, credere nelle serie inferiori e lavorare dalle radici. Raccoglierne i frutti dopo anni di lavoro, senza cercare scorciatoie e l’esasperazione dell’esterofilia. L’Italia non può aver perso, non deve perdere, la sua identità pallonara: fatta di talenti, fenomeni e uomini finiti nella leggenda.

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